Non li ho contati ma credo che i casi, stucchevolmente in fotocopia, ammontino già a diverse decine.
In breve, mi si continua a scrivere, spesso chiedendomi incontri, perché io risolva un caso a metà strada tra il famigliare e il criminale. Il fatto è sempre lo stesso: dopo tempi variabili di convivenza, moglie e marito si accorgono di essere compatibili come l’olio e l’acqua. Insomma, si dividono. Poiché l’intelligenza non è di tutti e il fair play è ancora più raro, uno dei due coniugi decide di rendere la vita impossibile all’altro e la maniera reputata più efficace è quella di coinvolgere la prole. Dove ad essere coinvolto sono io è nella farsa tragica delle vaccinazioni. Quando la coppietta andava d’amore e d’accordo, si era deciso unanimemente di non vaccinare il frutto dell’amore. Poi, a patatrac avvenuto, uno dei due coniugi rivolta la frittata (un déjà-vu anche in altri ambiti) e pretende che il rampollo subisca tutte le punturine di regime. Meglio se qualcuna di più.
Prescindendo dall’idiozia criminale delle imposizioni vaccinali, prescindendo dalle porcherie palesemente contenute nei vaccini, prescindendo dall’atteggiamento dei signori vaccinatori che ben si guardano dall’osservare le più ovvie prescrizioni e precauzioni del caso, prescindendo dall’idiozia di almeno uno dei due ex-sposini, insomma, prescindendo da tutto, che volete da me? Lo sapete benissimo anche voi: NON C’E’ NIENTE DA FARE.
Provate ad immaginare di essere degli ebrei nel 1941 e di vivere a Monaco di Baviera. Arrivano le SS e vi portano in vacanza gratuita a Dachau. Pensate che uno scienziato, per quello che contavano gli scienziati allora (comunque, più di quanto contino oggi), avrebbe potuto impedire il trasferimento che, chissà perché, non gradite? Oggi da noi, in scala infinitamente più grande e più grave e con connotazioni esteriori diverse, accade la stessa cosa. È la legge e IO NON SO CHE FARCI.
Qualche anno fa io mi lasciai poco saggiamente convincere a fare da consulente ad una signora che stava vivendo la stessa situazione a causa di un ex marito che mi astengo dall’aggettivare. Ci fu di mezzo una pediatra che pareva uscita da un film con Alvaro Vitali, un giudice che aveva emesso la sentenza prima che s’iniziasse la trafila del processo e tutto finì secundum scripturas. C’è la legge. Legge illegale? E con ciò? La legge è ciò che piace a chi comanda.
Come giudico il giudice? Per quello che è. In fondo, c’è la legge e aver emesso, seppure fuori dell’ufficialità e dal rito, la sentenza in un modo almeno cronologicamente opinabile poteva essere di aiuto alla signora che ha speso inutilmente soldi per l’avvocato. Se avesse ascoltato il giudice che pure si era espresso in modo tecnicamente riprovevole, avrebbe evitato di uscirne troppo cornuta e troppo mazziata, come si suol dire. Avrebbe perso e basta. La bambina? Incrociamo le dita. Il padre? “Good riddance to bad rubbish” si dice in inglese.
Insomma, fatevene una ragione. Il regime esiste perché il popolo ha lasciato con pigra ottusità che s’instaurasse e che crescesse a dismisura fino a diventare un mostro più spaventoso dell’Idra, il leggendario serpente dalle nove teste capace di uccidere con una goccia del suo sangue, con l’alito o anche solo se il malcapitato oggetto delle sue attenzioni toccasse le orme che il mostro aveva lasciato. La responsabilità è di tutti noi e chi è causa del suo mal…
E, allora, riassumendo, avete sbagliato consorte e avete sbagliato sia come cittadini sia come genitori. Che c’entro io? Comunque sia, NON ILLUDETEVI CHE IO POSSA AIUTARVI. E allora, non perdete tempo voi e non fatelo perdere a me.
Proseguendo, almeno una volta la settimana mi arriva la mail di qualcuno che fa parte di un gruppo impegnato a salvare il mondo dalla fame, dalla moria delle vacche (vedi Totò e Peppino), dall’invasione degli alieni, dall’allergia al caviale Beluga, dalla sudditanza psicologica degli arbitri e così via. Il personaggio impastato di buona volontà e autocommosso per quanto è buono e generoso dedica il suo tempo libero al gruppo e m’invita a partecipare (ça va sans dire, a mie spese) al loro convegno perché io possa illuminarli. Poi c’è chi mi chiede di “dare un’occhiata” (offro io, naturalmente) a un po’ di campioni di qualcosa che ha raccolto con la scopa sul balcone di casa. Poi, ancora, c’è chi mi affida qualche centinaio di pagine di elucubrazioni oscillanti tra la propria Weltanschauung e le scoperte di un secondo cugino. “Che ne dice?” E c’è chi, candidamente, vuole che io gli mandi uno studio già fatto su quanto fa male l’inceneritore, il cementificio, la centrale a biomasse, la centrale elettrica che ha dietro casa (“a quanti chilometri di distanza posso stare tranquillo?”) Proseguendo, qualcuno resta sconcertato se non ho mai analizzato la sua tintura per capelli o se non gli rivelo che cosa dire al preside cretino che pretende un certificato di vaccinazione contro l’alitosi o se non gli comunico l’elenco dei medici disposti a sottoscrivere certificati falsi. E, se una signora è allergica al latte, può usare il latte detergente? “Ma davvero non ha il microscopio? Ma se Grillo glie ne ha regalato uno!”
Per tutti, ispirandomi all’iniziativa del più grande statista di cui l’ItaGlia possa menare vanto, è un V-Day esteso per 365 giorni l’anno (366 negli anni bisestili) finché morte non ci separi.
Alleluia.