Carissima sig.ra Bortolani,
Com’è dura la vita per chi, come Lei, dopo anni di tormenti è stata folgorata dalla Verità (vede la maiuscola?) e si trova a dover rendere conto ad una piccola folla di increduli, di uomini senza fede! Ma come si fa – dico io – a non cadere in ginocchio al cospetto di rivelazioni di tanta portata? Come si fa a dubitare di un oracolo come Lei e pretendere addirittura prove? Perché c’è qualcuno che vuole male a questa fiaccola di luce, a questo modello adamantino d’onestà, a questo esempio imperituro di trasparenza? Ahi, signora Bortolani, quant’è vera l’amara considerazione del nostro vecchio Schopenhauer: tra gli animali l’uomo è il solo che fa del male all’altro suo simile per l’unico fine di fargli del male!
E allora, signora Bortolani, non c’è che far far ricorso a quella pazienza che io stesso ho sperimentato in Lei quando, così saggiamente, tesseva una lunga tela in assoluto segreto con l’Università di Urbino, e rispondere agl’infedeli su questi temi principali:
1. Riveli perché non ha mai ritenuto di presentare una singola prova documentale di ciò che afferma nei riguardi di chi è autore di queste noterelle a Lei indirizzate e dica perché tutto il Suo brillante castello accusatorio non ha bisogno di altro se non di affermazioni Sue e di altri che non hanno mai avuto il supporto di una singola prova.
2. Riveli perché, contrariamente a quanto ogni processo prevede, Lei non ha ritenuto necessario interrogare l’imputato, che nella fattispecie sono io, preferendo così saggiamente ottenere certezze nei miei confronti da persone vergini da influenze, non avendo quelle alcuna conoscenza dei fatti e, molto spesso, non avendomi neppure mai incontrato.
3. Riveli perché Lei continua a sfuggire a qualsiasi confronto faccia a faccia con me. Pensi all’infamia: c’è chi l’accusa di codardia!
4. Produca i documenti relativi all’uso che Lei ritiene improprio del microscopio che io uso per grazia Sua.
5. Produca i documenti che provano che io ho intascato denaro grazie all’uso del microscopio.
6. Riveli perché non tiene conto della letteratura scientifica mia
e della dottoressa Gatti, e del nostro lavoro di ricerca e sperimentazione (esempi tra gli altri, lavoro sulle patologie da uranio impoverito e nanopolveri come da legge del ministro della difesa; lavoro sulla mitigazione dell’atmosfera come da sperimentazione di successo appena terminata nella città di Roma, lavoro in corso con il dott. Diego Gazzolo, primario pediatra di Alessandria, ed il dott. Luigi Gaetti, anatomo-patologo dell’AUSL di Mantova, sulle malformazioni fetali da polveri; lavori sul progetto europeo DIPNA che si eseguono al laboratorio Nanodiagnostics a causa di qualche problema in laboratori istituzionali, ecc.) .
7. Riveli alla Comunità Europea, alla FAO, alla Cambridge Press, ecc. perché i nostri lavori non sono altro che bufale.
8. Riveli chi aveva effettuato prima di noi quelle che noi facciamo passare per nostre scoperte e ne esibisca le prove.
9. Riveli perché non ha mai ritenuto di dover interpellare l’assessore alla viabilità e l’assessore all’ambiente del Comune di Roma o il presidente dell’Osservatorio Militare Italiano o il suo omologo francese o chi ha inviato diffide perché il microscopio non finisca altrove.
10. Riveli perché non si è mai recata a Modena (pochissimi chilometri da dove Lei abita) a controllare il lavoro svolto presso la Nanodiagnostics.
11. Riveli perché non si è mai occupata delle spese relative al mantenimento del microscopio che hanno sempre gravato esclusivamente su di me e sulla dott.ssa Gatti.
12. Riveli perché da anni non risponde ai messaggi, comunque inviati, miei e della dott.ssa Gatti, così rendendo impossibile ogni comunicazione.
13. Riveli perché ora chiede a me ragguagli sull’attività di ricerca (attività peraltro ampiamente resa pubblica da articoli, libri, post, trasmissioni radiofoniche e televisive e conferenze) invece di chiederlo al Centro di Geobiologia dell’Università di Urbino, come da punto 2 della pattuizione (“Entro il 31 dicembre di ogni anno il Centro di Geobiologia si impegna a produrre i risultati sulle ricerche eseguite con la strumentazione in oggetto inerenti le Nanopatologie”).
14. Riveli perché non ha avvertito pubblicamente i donatori della Sua intenzione di fare qualcosa, nella fattispecie il traferimento dell’apparecchio ad Urbino, che non era mai stato notificato né al momento dell’inizio della raccolta né in corso di raccolta.
15. Riveli perché ha trattato per molto oltre un anno, accuratamente di nascosto, il trasferimento all’Università di Urbino del microscopio senza rendere noto a me o alla dott.ssa Gatti quanto stava facendo.
16. Riveli perché ha scelto proprio Urbino, dove la vocazione ecologista non pare proprio evidente, come, tra l’altro, risulta da almeno una delle diffide inviate a quell’ateneo, nel caso che citerò il Coordinamento dei Comitati di Difesa delle Valli del Metauro, Cesano e Candigliano: “Non può tacersi infine la circostanza che mentre la NANODIAGNOSTICS S.r.l., nelle persone dei Dottori Montanari e Gatti, ha sempre messo a disposizione degli enti locali e dei cittadini le proprie ricerche e conoscenze per valutazioni di ordine scientifico e sanitario a tutela della salute pubblica e dell’ambiente, l’università di Urbino si è schierata in più occasioni a favore di soggetti privati ed iniziative di carattere “imprenditoriale” di dubbia validità. Prova ne siano le recenti consulenze dell’Istituto di Botanica dell’Università e del Prof. Orazio Attanasi, in qualità di docente dell’Ateneo, a sostegno della realizzazione della centrale termoelettrica a cosiddette biomasse nel Comune di Orciano di Pesaro, un progetto ritenuto altamente pericoloso anche dall’IST – Istituto Nazionale per la Ricerca su Cancro di Genova, chiamato a esprimersi da uno dei comuni interessati.” Chi, poi, avesse seguito la vicenda dell’inceneritore a biomasse di Schieppe per la quale il comune di Montemaggiore mi ha insignito della cittadinanza onoraria, saprebbe perché il professor Attanasi non provi particolare simpatia nei miei confronti.
17. Riveli quali controlli ha eseguito perché gli ambienti che l’Università di Urbino dedicherà al microscopio siano adatti agli studi sulle nanopatologie, perché il personale tecnico sia all’altezza del compito e così i vari professori che si alterneranno nell’utilizzo.
18. Riveli quali controlli eserciterà affinché il microscopio non sia mai impiegato “a scopo di lucro” dall’Università di Urbino. Dunque, nessuna possibilità di noleggio e nessun lavoro per conto di soggetti diversi da quelli di ricerca senza alcuno scopo di lucro. E, ancora, per il rispetto dovuto alla volontà dei donatori, nessuna possibilità di ricerche diverse da quelle sulle nanopatologie, indipendentemente dal fatto che ad Urbino nessuno ha mai svolto ricerche in quel campo o ne ha, comunque, esperienza.
19. Riveli quali certezze ha avuto perché il microscopio riceva sempre la cura necessaria e sia sottoposto tempestivamente alle manutenzioni indispensabili, cure e manutenzioni che comportano costi piuttosto elevati e che l’Università si deve accollare.
20. Riveli che fine farà il microscopio quando sarà scaricato dall’Università di Urbino. Sarà venduto? In questo caso, chi intascherà il denaro?
21. Riveli perché, nel passaggio del microscopio ad Urbino, Lei ha inserito la clausola secondo cui la dott.ssa Gatti ed io possiamo usare il microscopio “almeno un giorno la settimana” senza informarsi della fattibilità della condizione e della possibilità, in base ad una condizione simile, di proseguire effettivamente il lavoro di ricerca.
22. Riveli come restituirà il denaro a quei donatori che sentono tradite le loro intenzioni. Io, per esempio, ho speso somme ingenti, ho prestato non poco lavoro e chiedo che almeno il mio lavoro venga retribuito e che le spese siano rimborsate.
23. Riveli quanto (denaro, avanzamenti politici o altri vantaggi eventuali) ha ottenuto da quel trasferimento.
24. Riveli perché ha ritenuto indegno di rispetto quello che appare a chi lo legga chiarissimo al punto 4 della pattuizione di cui sopra (“L’attività di ricerca oggetto della collaborazione sarà svolta sotto la completa responsabilità della Dott.ssa Antonietta Gatti la quale determina gestione, tempi, modi, durata, luogo dei singoli progetti e ubicazione dell’apparecchiatura in oggetto.”)
25. Riveli perché non ha mai consentito che né io né la dott.ssa Gatti entrassimo a far parte del consiglio della Onlus Carlo Bortolani.
26. Riveli perché mi ha sempre impedito qualsiasi controllo sui conti relativi alla raccolta di fondi finalizzati all’acquisto del microscopio.
27. Produca tutte le liste dei movimenti bancari relativi alla raccolta suddetta, giustifichi il cambio di banca avvenuto a fine raccolta e giustifichi le eventuali uscite per eventuali Sue spese personali o, comunque, non inerenti la campagna di raccolta e non rivelate ai donatori. Tra queste spese, il pagamento del Suo commercialista e i viaggi negli Stati Uniti.
28. Riveli perché, contrariamente a quanto da Lei affermato, e indipendentemente da eventuali fondi terminati altrove in corso di raccolta, il surplus relativo all’obiettivo della raccolta fondi sunnominata, che Lei ha comunque denunciato esistere e consistere di circa 4.000 Euro, non è stato impiegato per le ricerche sulle nanopatologie dirette dalla dott.ssa Gatti.
Poi, quando avrà chiarito questi punti, ci sarà ancora qualcosa da vedere insieme, alla luce della serena onestà e nella trasparenza cristallina che hanno sempre contraddistinto ogni sua azione.
Certo, dover rendere conto della propria, così ovvia santità che tanto ricorda gli eroi della Santa Inquisizione e i loro metodi luminosi per strappare le anime al demonio, è seccante, ma Lei lo sa: c’est la vie. Ma si conforti: ripondere come è Suo uso, in modo incontrovertibile, a tutte e 28 le questioni sarà per Lei occasione ulteriore di trionfo.
Suo devotissimo,
Stefano Montanari