Vivere in questo mondo bizzarro di funzionari e politicuzzi italioti e d’interessi beceri fino ad una buona dose di criminalità perseguiti da imprenditori con una pelliccia sullo stomaco degna di un orso marsicano concede varie possibilità. Una è prendere le armi contro un mare di triboli e, affrontandoli, chiudere la partita (“…to take Arms against a Sea of troubles/And by opposing end them.” Amleto, Atto III, Scena I). Insomma, un Kalashnikov, magari comprato di seconda mano a quattro soldi, e sparare a caso. L’altra è piangere. La terza è ridere. L’ultima è fregarsene.
Ecco: fregarsene è quello che fa il 99% dei nostri connazionali. Io, invece, rido.
Le occasioni sono tante. L’ultima per farmi una risata è quella offerta da politici, magistrati, enti di controllo. burocrati e quant’altro a proposito dei famosi (o famigerati, a vostra discrezione) filtri antiparticolato applicati obbligatoriamente ai motori Diesel.
Che si trattasse di una fantozziana boiata pazzesca io lo dico da diversi anni. Lo dico, lo scrivo, lo denuncio e, soprattutto, lo dimostro, anche se basterebbe leggere la pubblicità stessa dei costruttori per capire di che stravaganza si tratta.
Riassumendo al massimo una tragicommedia annosa, io mi accorsi immediatamente, solo dando un’occhiata alle caratteristiche, che quei filtri erano un modo rozzamente banale per imbrogliare le macchinette che rilevano burocraticamente l’inquinamento atmosferico. Non occorreva certo un genio: chiunque sarebbe potuto arrivare immediatamente alla stessa conclusione. Quegli aggeggi, le centraline ingenuamente invocate da tutti i comitati ambientalisti, sono quanto di più facilmente uccellabile possa esistere. Un esempio fra i tanti: quando si parla di particolato, le centraline non sono capaci di rilevare la massa degl’inquinanti ma ne rilevano solo il peso, cosicché l’anidride carbonica, il monossido di carbonio e gli altri gas, non esistono più.
Forti di questa possibilità, i geni burloni che lavorano intorno alle automobili (vedi quelli della Volkswagen) inventarono ormai oltre 15 anni fa i filtri antiparticolato: sistemi che, applicati sul tubo di scarico dei motori Diesel, bruciano le particellone di carbone, quelle che avvolgono, contenendole come l’uva passa nel panettone, le particelline piccole piccole di metallo prodotte dai motori per sfregamento dei vari organi in movimento o perché derivano dagli additivi di lubrificanti e di carburanti. In questo modo le particellone di carbone piene di particelline perdono la parte carboniosa che viene bruciata trasformandosi in vari gas serra non rilevati dalle centraline dei PM, 10 o 2,5 che i PM siano. Questo processo fa sì che da una particellona, brutta e pesante sì ma non particolarmente cattiva, si liberino tante particelline che saranno pure graziose e complessivamente più leggere, ma sono infinitamente più aggressive per la salute. Ecco come si tira la fregatura alle centraline che certificheranno come l’aria sia bella pulita, contenendo relativamente poco PM10 o PM2,5.
A questo si aggiungono vari altri problemi d’inquinamento legati a quegli aggeggi, ma di quelli, come, del resto, di ciò che ho appena scritto, ho già riferito chissà quante volte anni fa e non ci torno sopra. Non accorgersi di tutto questo è giustificabile per la classica casalinga di Voghera, ma incredibile per chi fa l’ingegnere, il chimico, il fisico o anche solo il passacarte in qualche ente di controllo o di omologazione. Insomma, lo sei o lo fai?
La domanda che un ingenuo lettore potrebbe farsi a questo punto è “Perché sistemi simili non vengono proibiti?” Beh, non solo non vengono proibiti ma sono pure obbligatori. Follia? Follia. Fino a un certo punto, però, perché a quei cosi è legato un business colossale e dove corrono i quattrini si può star certi che c’è un certo affollamento.
Io ne parlai, ne scrissi e dimostrai il fenomeno facendo dei prelievi ad auto con e senza filtro. L’ARPA lombarda mi fece fare una lezione ai suoi tecnici e la reazione che mi beccai furono pesci in faccia, naturalmente senza che mi si opponessero ragioni scientifiche ma semplicemente perché la scienza, in certe condizioni, è un ingombro fastidioso. Andai pure ad Ispra, sul Lago Maggiore, dove c’è un enorme centro scientifico della Comunità Europea e m’incontrai con un paio d’ingegneri che altro non facevano se non occuparsi di quei sistemi. E camparci. Anche qui, nessuna obiezione scientifica ma solo qualche insulto tra i denti, peraltro ripreso da qualche grossa rivista automobilistica che non vede di buon occhio chi mette a rischio i guadagni di chi regge tutto il baraccone. A completamento dei miei sforzi, tenni pure una conferenza in una sala del parlamento nostrano.
Il famoso procuratore torinese Guarinello ha da lungo tempo materiale mio in mano e l’anno scorso mi recai pure in procura a Roma da un giovane sostituto procuratore chiamato Giorgio Orano ad illustrare il problema. Risultato? Un silenzio assoluto. Silenzio come quello per i vaccini zeppi di porcherie, tanto per fare un esempio.
Ora, quasi a sorpresa, l’Istituto superiore di sanità ammette seppure un po’ timidamente quello che io dicevo: i filtri antiparticolato sono inquinanti. Una scoperta di portata planetaria!
E, allora, che si fa? Logica e giustizia vorrebbero che le case automobilistiche togliessero a spese loro i filtri e che questi venissero immediatamente proibiti per rispetto verso la salute. Logica e giustizia vorrebbero pure che chi ha imposto lì’uso dei filtri in forza di legge pagasse quanto meno con l’allontanamento dalla poltrona. Che si farà, invece? Facile: si allestirà un’allegra, italianissima tavolata di tarallucci e di vino. Magari, nella migliore delle ipotesi, accadrà come accadde anni fa a Bolzano quando il Retrofit, aggeggio curioso da applicare post-vendita ai tubi di scarico, divenne obbligatorio. Senza di quello l’auto restava a casa. Poi ci si dimenticò di tutto.
Ad essere obiettivi, sistemi per moderare l’inquinamento da motori Diesel ne esistono. Vuole il caso, però, che qualche funzionario non sia troppo solerte nella loro omologazione e li tenga confinati da anni in un cassetto, dando un fulmineo via libera, invece, ai filtri antiparticolato, magari senza nemmeno sottoporli alle prove indispensabili. Capita pure che si chieda ai sistemi che l’inquinamento lo riducono davvero di sottoporsi a prove che definire assurde è davvero troppo poco. Perché? Siamo uomini di mondo, suvvia, e certe cose le capiamo tutti.
La mia conclusione? A parte le risate e il rifiuto dei Kalashnikov per motivi ideologici, non posso altro che dire che di certi personaggi non sappiamo che farcene, a meno che non vengano proposti come comici.
occhio
Avevamo un comico che adesso pensa di essere un politico credibile (per qualcuno purtroppo lo è). I suddetti personaggi prenderebbero il suo posto? 🙂 Il mio modesto parere è che ‘quei signori’ dovrebbero andare in prigione ma, si sa, in Italia rischia la prigione chi è onesto è dice la verità………
RISPOSTA
Legga il blog del 17 ottobre.
domanda non inerente all’articolo
@stefanomontanari mi ricordo bene quello spettacolo in cui Grillo parlava delle nanoparticelle. Però penso anche alla fragola-pesce e mi sorge il dubbio. Come si fa credere alle cose che dice? Ci sono pubblicazioni scientifiche (serie)? Grazie 😉
RISPOSTA
Sì. Naturalmente non bisogna fare riferimento a Grillo. Ma che cos’è la fragola-pesce?
una fandonia
@stefanomontanari la fragola-pesce è un OGM resistente al freddo. ATTENZIONE: è una colossale falsità inventata da Grillo (una delle tante). 😉
RISPOSTA
Qual è la notizia? Che Grillo racconti fandonie lo sappiamo tutti.
le fandonie di Grillo
“Qual è la notizia? Che Grillo racconti fandonie lo sappiamo tutti.”
Vero. Come quella vicenda delle nanoparticelle nelle merendine e dei produttori che non rispondono alle richiesto di chiarimento, per esempio.
http://attivissimo.blogspot.de/2009/09/ritorna-il-caso-del-dottor-montanari.html
Brutta cosa le fandonie…[quote name=”Ludovico il Moro”]”Qual è la notizia? Che Grillo racconti fandonie lo sappiamo tutti.” Vero. Come quella vicenda delle nanoparticelle nelle merendine e dei produttori che non rispondono alle richiesto di chiarimento, per esempio. http://attivissimo.blogspot.com/2009/09/ritorna-il-caso-del-dottor-montanari.html%5B/quote%5D Già.Peccato solo che Stefano Montanari, quando Grillo raccontava quelle fandonie (sullo studio “scientifico”, che di “scientifico” non aveva nulla per stessa ammissione di Montanari a causa dell’esiguità del campione preso in considerazione, nonché sul “complotto” dei produttori di merendine per non far pubblicare i risultati), era sul palco, sorridendo, annuendo e avvalorando le balle di Grillo senza contraddirlo:https://www.youtube.com/watch?v=LE7TD5XSSNk Quello che brucia a… Leggi il resto »