ArchivioBlog

SLA: una modesta proposta

La SLA è una delle tante malattie rare classificate come criptogeniche, un aggettivo dotto che il medico usa per non dire papale papale che non ha la più pallida idea della sua provenienza.

Chi abbia visto un malato della Sclerosi Laterale Amiotrofica, ché questo è il nome da cui origina la sigla, non può non aver provato un senso di pena e di sgomento: difficoltà di movimento, di articolare la parola, di deglutire, di respirare, il tutto in un inarrestabile declino che porta a morire perfettamente lucidi perché il morbo, qualunque cosa esso sia, non tocca le facoltà intellettive. 

Chissà perché, pare che la malattia prediliga i calciatori o, almeno, questa è l’impressione che si riceve, visto che, quando è un componente di questa categoria di persone ad ammalarsi, la notizia arriva alla ribalta delle cronache. 

Dell’origine, dicevo, non si sa nulla e si brancola nel buio. Così, oggi, in tante piazze italiane si raccoglie denaro per dare fiato alla ricerca sulle cause, e sono certo che arriveranno molte migliaia di Euro. Vorrei essere altrettanto certo che quel denaro vada a bersaglio, visto che non è raro che, in questo genere di raccolte, la montagna partorisca il topolino, vale a dire che le spese soverchino ciò che resta. E mi auguro pure che quanto resterà sia effettivamente utile, se non altro a mettersi sulla pista giusta. 

Qualche anno fa a noi capitò un caso diagnosticato come SLA, un caso descritto nei particolari nel libro Nanopathology. Per farla breve, scoprimmo che  

la biopsia della lingua del paziente era disseminata di grandi quantità di zinco sotto forma di particolato, e che quello zinco proveniva con tutta probabilità da un collutorio che lo conteneva sotto forma di sale e che il soggetto aveva utilizzato per anni in maniera molto intensa. Il farmaco era una soluzione idro-alcolica e l’alcol aveva favorito il passaggio del sale attraverso la mucosa della bocca e l’epitelio della lingua. Poi, quando la quantità di zinco nel tessuto era diventata troppo alta, il metallo era precipitato. Per spiegarmi, se prendete un bicchiere d’acqua e aggiungete sale da cucina, vedrete che, arrivati ad una certa quantità, il sale non si scioglie più e precipita a fondo.

L’ipotesi era, e resta, che lo zinco, ora sotto forma di particella, si sia mosso lungo le vie nervose, come, del resto ampiamente dimostrato dai numerosi lavori di Günter Oberdörster e del suo gruppo, e le abbia via via paralizzate. 

Si tratta di un’ipotesi maturata sull’unico caso che abbiamo avuto la possibilità di osservare, ma i reperti sono a disposizione di chiunque abbia la voglia di dar loro un’occhiata. 

A questo punto, verrebbe da chiedersi perché a nessuno salti il ticchio di prendere un po’ di casi per osservarli anche da questo punto di vista. Se, fino ad ora, le strade battute non hanno portato a nulla o, al massimo, hanno prodotto oggettivamente ben poco rispetto allo sforzo fatto, magari potrebbe essere intelligente valutare altre possibilità. Per di più, il filone che sto proponendo comporta costi bassissimi e posso assicurare chiunque sia impegnato a qualunque titolo nella ricerca attuale che noi non attenteremo alla sua visibilità né agli eventuali privilegi se mai ne avesse uno. Sono costretto a dire questa cosa tanto sgradevole perché conosco fin troppo bene il mondo della ricerca italiana e, dunque, si scuserà la mia rudezza.  

L’intento del mio gruppo, almeno finché ce la farò a tenerlo in piedi, è esclusivamente quello di migliorare le conoscenze scientifiche, e il gradino successivo, automatico se la scienza è usata con onestà, è quello di alleviare un po’ di sofferenze. E se non si arriva a capire l'origine di una malattia, dubito che si riesca ad allestire una terapia efficace.

Se qualcuno che conta vorrà ascoltare la mia modesta proposta, sarò felice di offrire tutta la mia collaborazione. 

Immagine da: http://antonella.beccaria.org/images/sla.png (grazie ad Antonella Beccaria)