Ammetto che è con molto disincanto che seguo da lontano i lavori parigini di COP21.
È la ventesima conferenza sul tema nel giro di pochi anni e sono pronto a scommettere che il risultato sarà identico a quello di tutte le altre: chiacchiere.
Non è dei politici e dei burocrati che voglio parlare. Di quelli ho già espresso mille volte il mio sincero ribrezzo. Il mitico, vituperato comandante Schettino era un nocchiero di prim’ordine rispetto a chi timona questo povero pianeta: incompetenti, imbecilli e mascalzoni formano una squadra perfettamente amalgamata dove chi siede in panchina può sostituire in ogni momento l’occasionale titolare senza che se ne avverta una differenza. E basta aprire una finestra che si affacci fuori dell’Italia per accorgersi che il nostro paese non è poi messo tanto peggio rispetto al resto del mondo. India e Cina possono servire da esempio eloquente.
Non è nemmeno del grande pubblico che voglio parlare, un pubblico mediamente credulone, pronto a prestare fede alle enormità dei politici e dei burocrati di cui sopra mediate da TV, giornali e da quel mostro dalle mille facce che è Internet.
Sono gli scienziati ad attirare la mia attenzione del momento.
L’ho ripetuto infinite volte: io non ho nessuna delle qualità del genio ma, rivoltando l’ormai pensionato Francesco Guccini, io avevo abbondantemente previsto tutto questo,(dati cause e pretesto) le attuali conclusioni. Ne parlavo a incontri alla presenza di accademici e di tecnici e quelli mi ridevano in faccia. Ricordo quando, ormai un po’ di anni fa, fui chiassosamente insultato ad un congresso mondiale per aver osato dire allora quello che è la cronaca quotidiana di oggi.
Se si tirano le somme, è impossibile non accorgersi che la scienza è molto spesso moneta falsa e, dunque, scienza, dal latino scire, cioè sapere, sapere non è.
Restando nel campo del clima e dei suoi sconvolgimenti, invito a cercare gli scritti del professor Franco Battaglia al proposito e di valutarli serenamente. Ma di stravaganze sovrapponibili ne abbiamo sempre avute. Chi avesse la voglia, il tempo e la pazienza di cercare gli articoli “scientifici” (virgolette) di qualche anno fa sui gas alogenati delle bombolette spray, dei frigoriferi e dei condizionatori d’aria, quelli sul tabacco, quelli sull’amianto, quelli sull’antidetonante al piombo della benzina troverebbe oggi materia per restare perplesso. Di qui a qualche anno, e sono facile profeta, accadrà la stessa cosa per inceneritori e vaccini, e mi fermo qui, ma potrei continuare con una lista corposa di follie, ricordando, comunque, il famoso articolo di Richard Horton, il redattore capo del prestigiosissimo giornale medico The Lancet, in cui l’autore afferma che almeno metà della letteratura medica pubblicata è falsa, un’affermazione che, per chi conosce l’argomento, pecca di buonismo. Basterebbe dare un’occhiata ai conflitti d’interesse che gravano sulle spalle e sui cervelli di una miriade di “addetti ai lavori” per rendersi conto di come quella metà sia da leggere almeno 90%. Questo sempre tenendo presente del fatto che molti “esperti” ben si guardano dal rivelare chi li paga e quando qualche altarino viene scoperchiato la reazione è la solita: silenzio fino a che la piccola tempesta non è passata. Poi si ricomincia imperterriti.
Di tanto in tanto qualche scienziato che non ha da guadagnare né da perdere dice la verità. Proprio a Parigi il biologo inglese Duncan Cameron ha informato chi voleva ascoltarlo che negli ultimi 40 anni abbiamo distrutto il 33% dei terreni coltivabili, e questo principalmente per l’uso demenziali di concimi chimici (per farli usiamo il 2% delle risorse energetiche) e per l’abbandono della rotazione delle colture. Tanto per avere idea del problema, sia chiaro che la Natura impiega mezzo millennio per ripristinare una profondità di poco più di due centimetri di terreno devastato e che noi distruggiamo la terra coltivabile con una velocità va da 10 a 40 volte la velocità della Natura per mettere una pezza. Se qualcuno ha ispezionato i terreni trattati con ciò che esce dagl’impianti a biomasse, potrà testimoniare su uno degli aspetti della follia che caratterizza il genere umano.
Inutile dire che nessuno ha smentito Cameron, ma è parimenti inutile aggiungere che nessuno gli ha prestato la minima attenzione e noi continueremo nella più totale incoscienza a segare il ramo su cui stiamo a cavalcioni.