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Scusate: c’è un problema tecnico

I commenti fuori tema saranno cestinati

Per ragioni che non riusciamo a capire, non abbiamo più accesso ad una parte dell'amministrazione dl blog. Quindi, non riusciamo altro che ad immettere nuovi post, in attesa della soluzione del problema.

Confesso di non avere letto gli ultimi 150-200 commenti o giù di lì, e questo sia perché non ho tempo sia perché non è possibile interloquire con personaggi che hanno fatto del rifiuto di ascoltare, dell'ipocrisia, della volgarità e della malafede il binario sul quale far correre la loro poco invidiabile vita. Di fatto non si tratta di più di un paio d'individui, tre ad essere generosi, perché risulta evidente che questi si scrivono da sé assumendo le identità più varie, garantiti da una poco onorevole anonimità, rispondendosi e dandosi ragione da quelle macchiette che sono.

Tra loro spicca un'anziana ricercatrice delusa dal fatto

di non aver mai scoperto nulla, di essere considerata per quella che è da tutti, studenti compresi, e di non ricevere attenzione altro che da se stessa. Così la Nostra imperversa sotto vari pseudonimi attaccando con l'ingenuità che le è caratteristica chi le sta occasionalmente poco simpatico. E da anni io ho in sorte l'essere uno dei suoi bersagli. Qualcosa del genere Grillo me l'aveva predetto.

Per cercare di ovviare al problema tecnico di cui dicevo, ho letto l'ultimo, immancabile commento della mia gentile interlocutrice (almeno metà dello spazio di questo blog è diventato suo) e, come sempre, le bizzarrie abbondano.

Prendendone qualcuna a caso, io ho fatto trent'anni di sala operatoria e questo non piace alla mia critica. Sì: ho fatto trent'anni di sala operatoria perché ho inventato o perfezionato un po' di cosette che i chirurghi usano. Questo non significa che io operassi i pazienti ma, molto più semplicemete, che indicavo ai chirurghi che cosa fare con la roba mia.

Poi c'è la storia del Giuramento d'Ippocrate che proprio non va giù. Sì, cara signora, sappia che quel giuramento viene prestato virtualmente da chiunque operi nel campo della sanità. Farmacisti compresi.

Venendo al problema dell'uso del microscopio elettronico, venga a trovarci e le si aprirà un mondo. Lei sta offrendo pubblicamente una certa sua imbarazzante nudità culturale sulla quale non ci sarebbe nulla da obiettare perché d'ignoranza grondiamo tutti, ma è la presunzione che non la qualifica bene. Con palese evidenza, lei parla di un argomento che le è ignoto e  pare essere convinta che il microscopio elettronico sia una sorta di oracolo universale interpretabile sul posto da una pizia sulla quale, ovviamente, solo lei ha voce in capitolo. Magari un po' più di modestia e di senso dell'umorismo su lei stessa non guasterebbero, se non altro per rendersi meno incredibile. Personalmente non metterei mai bocca nell'uso che lei eventualmente fa dello strumento perché non è cosa che mi competa, ma sappia che il microscopio è uno strumento come un altro e che la sua funzione dipende dall'uso e dall'intenzione. Tanto per chiarire, è come se lei avesse un coltello: ci può pelare una mela, ci può intagliare un flauto, ci si può esibire come lanciatore al circo o ci può uccidere Montanari. Il limite è la fantasia.

Concludendo perché ora ho altro da fare, sappia che ha tutta la mia simpatia perché di certo la sorte non è stata benigna con lei e la cosa mi dispiace. Sono certo che, se saprà valutare correttamente i limiti delle sue capacità e della sua cultura senza valicarli così spericolatamente, potrà riscuotere quell'attenzione che le è sempre stata negata. E sappia pure che, almeno fino a tutto settembre, cioè fino a che il nostro microscopio non finirà a guardare sassi, lei è la benvenuta nel nostro laboratorio. Tra scienziati…