P.S. del 30 novembre: TSO? leggete http://richiamo-della-foresta.blogautore.repubblica.it/2016/11/27/renzi-spara-alle-marmotte/
Al referendum io voterò NO, e lo farò non solo per le ragioni correttamente illustrate da Piergiorgio Odifreddi (http://odifreddi.blogautore.repubblica.it/2016/11/27/ragioni-per-il-no/).
Voterò NO perché il pasticciaccio brutto è stato proposto da
un parlamento privo di qualunque legittimazione costituzionale, da parlamentari che siedono abusivamente su poltrone strapagate senza avere la più pallida idea di che cosa comporti la loro carica. Sarebbe davvero grottesco che un’accolita di usurpatori cambiasse l’impalcatura stessa della Nazione.
Voterò NO perché nello stesso calderone si propone nello stesso pacco un prendere o lasciare su temi che nulla hanno reciprocamente a che spartire e non vedo perché dovrei accettare qualcosa che assomiglia in modo allarmante al “pacco dell’operaio” che si vendeva decenni fa nelle fiere.
Voterò NO per impedire (o per cercare d’impedire) che si erigano altri monumenti alla stupidità criminale (parlo degl’inceneritori), così desiderati da politici incapaci, da politici corrotti e da professori che dovrebbero essere rispediti a fare le aste come usava nella prima elementare di un po’ di decenni fa quando gli asini venivano bocciati.
Voterò NO perché non si propone d’inserire una norma che vieti il mantenimento della miriade di enti inutili o palesemente dannosi come l’Istituto superiore di sanità.
Voterò NO perché nelle riforme non si parla nemmeno di restituire una legge elettorale che permetta ai cittadini di eleggere i propri rappresentanti, con il risultato che abbiamo sperimentato di ritrovarci personaggi del calibro di Renzi, della Lorenzin, della Boschi, della Madia e simili.
Voterò NO perché il referendum non propone che il presidente della Repubblica sia eletto direttamente dal popolo, sperando così di evitare di avere come inquilini pagati al Quirinale personaggi come Napolitano o come Mattarella.
Voterò NO perché, ammesso che la Costituzione sia da cambiare, non sono quelli illegittimamente proposti i cambiamenti desiderabili. Se vincerà il SI’, il risultato sarà quello di avere un corpus di regole sbilenco che ci trascineremo per chissà quanti anni. Se si vuole migliorare la Costituzione occorre che siedano insieme giuristi di prim’ordine animati da spirito onesto e, mi si lasci dire, patriottico. Questo accadde negli Anni Quaranta e non mi pare che di quello spirito esistano tracce nel parto distocico proposto da personaggi che, peraltro, non hanno il minimo diritto di farlo.
Voterò NO perché non ho capito niente dell’articolo 70, e, nella filosofia del diritto, le leggi scritte esistono solo perché siano comprensibili per chiunque, altrimenti si torna ad Ulpiano (“quod placuit principi, habet vigorem legis” il che, per i non latinisti, significa che è legge ciò che piace al principe). Un pastrocchio come quello che ne è uscito è la prova provata di un intento truffaldino.
Per chi ha voglia di cimentarsi con un rompicapo ecco, di seguito, il nuovo testo dell’art. 70 che va a sostituire il vecchio e conciso “La funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere.”
“La funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere per le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali, e soltanto per le leggi di attuazione delle disposizioni costituzionali concernenti la tutela delle minoranze linguistiche, i referendum popolari, le altre forme di consultazione di cui all’articolo 71, per le leggi che determinano l’ordinamento, la legislazione elettorale, gli organi di governo, le funzioni fondamentali dei Comuni e delle Città metropolitane e le disposizioni di principio sulle forme associative dei Comuni, per la legge che stabilisce le norme generali, le forme e i termini della partecipazione dell’Italia alla formazione e all’attuazione della normativa e delle politiche dell’Unione europea, per quella che determina i casi di ineleggibilità e di incompatibilità con l’ufficio di senatore di cui all’articolo 65, primo comma, e per le leggi di cui agli articoli 57, sesto comma, 80, secondo periodo, 114, terzo comma, 116, terzo comma, 117, quinto e nono comma, 119, sesto comma, 120, secondo comma, 122, primo comma, e 132, secondo comma.
Le stesse leggi, ciascuna con oggetto proprio, possono essere abrogate, modificate o derogate solo in forma espressa e da leggi approvate a norma del presente comma. Le altre leggi sono approvate dalla Camera dei deputati. Ogni disegno di legge approvato dalla Camera dei deputati è immediatamente trasmesso al Senato della Repubblica che, entro dieci giorni, su richiesta di un terzo dei suoi componenti, può disporre di esaminarlo. Nei trenta giorni successivi il Senato della Repubblica può deliberare proposte di modificazione del testo, sulle quali la Camera dei deputati si pronuncia in via definitiva. Qualora il Senato della Repubblica non disponga di procedere all’esame o sia inutilmente decorso il termine per deliberare, ovvero quando la Camera dei deputati si sia pronunciata in via definitiva, la legge può essere promulgata. L’esame del Senato della Repubblica per le leggi che danno attuazione all’articolo 117, quarto comma, è disposto nel termine di dieci giorni dalla data di trasmissione. Per i medesimi disegni di legge, la Camera dei deputati può non conformarsi alle modificazioni proposte dal Senato della Repubblica a maggioranza assoluta dei suoi componenti, solo pronunciandosi nella votazione finale a maggioranza assoluta dei propri componenti. I disegni di legge di cui all’articolo 81, quarto comma, approvati dalla Camera dei deputati, sono esaminati dal Senato della Repubblica, che può deliberare proposte di modificazione entro quindici giorni dalla data della trasmissione. I Presidenti delle Camere decidono, d’intesa tra loro, le eventuali questioni di competenza, sollevate secondo le norme dei rispettivi regolamenti. Il Senato della Repubblica può, secondo quanto previsto dal proprio regolamento, svolgere attività conoscitive, nonché formulare osservazioni su atti o documenti all’esame della Camera dei deputati.”
Nessun tentativo da parte mia di convincere chicchessia, ma solo la spiegazione pubblica a chi continua ad interrogarmi a proposito del perché io non darò il mio assenso all’ennesimo stupro senza che io debba riscrivere a tutti le stesse cose.
Sono perfettamente cosciente del fatto che, vincesse il NO, Renzi resterebbe saldamente avvinghiato alla poltrona a dispetto di quello che disse mesi fa (https://www.youtube.com/watch?v=grcMPGF30VU). Del resto, quando Casini (altro uomo SI’) si presentò alle elezioni a braccetto di Totò Vasa Vasa (al secolo Salvatore Cuffaro) giurò che, se il dottore (è laureato in medicina) fosse stato condannato, lui si sarebbe ritirato dalla politica. Totò beccò sette anni (favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra e rivelazione di segreto istruttorio) di cui un po’ meno di cinque scontati (indulto e buona condotta), e Casini resta incollato dov’era ridendo bellamente di se stesso. Dunque, il mio NO non sarà per liberare lo Stivale da Renzi perché per quello non c’è speranza.
Per finire, ammetto che votare come i grillini mi desta qualche imbarazzo.