A noi non fa nessun effetto. O, almeno, non l’effetto pieno che ci dovrebbe fare. Giusto un po’ di folclore. Quando ero un bambino, vivevo in campagna. D’estate, una volta la settimana, c’era il cinema all’aperto e le donne, all’uscita, si asciugavano gli occhi dicendo agli accompagnatori, anche loro con gli occhi lucidi: “Ci siamo divertite un sacco: abbiamo sempre pianto.” Sono passati decenni: non
è cambiato niente.
Se cerco di ricordare un giorno degli ultimi sei mesi (la mia memoria fatica a spingersi oltre) in cui non siano accadute disgrazie o non siano state portate alla luce spesso notissime, seppure non ufficiali, situazioni che travalicano allegramente i confini della catastrofe, non trovo niente. Parlo dell’Italia, credo sia chiaro, il paese per il quale, come certifica il nostro inno nazionale, “siam pronti alla morte.” E, allora, chissà, può darsi che lo facciamo per non deludere Mameli.
Ora le prefiche italiote e i dilettanti appassionati cantori di trenodie, di fatto moltissimi di noi, piangono calde quanto effimere lacrime sui cinesi andati arrosto a Prato, e la loro condizione terribile (non disumana perché non c’è nulla di più umano dell’idiozia) viene portata alla ribalta con tanto di lutto cittadino ad ornamento. Io a Prato ci sarò stato sì e no cinque o sei volte nella vita, la prima ben più di una dozzina di anni fa, ma già allora l’esistenza di una controcittà proibita era perfettamente nota a tutti. Del resto, come avrebbe potuto non esserlo? Già allora mi si diceva che nessuna di quelle che noi chiamiamo autorità valica quei confini e che lì tutto è, se non lecito, concesso. Legalità? Igiene? Tutta roba che non interessava allora e che, con ogni evidenza, non interessa ora.
È esperienza comune e quasi giornaliera per ogni cittadino osservante delle leggi subire le più becere vessazioni da parte di uno stato che, facendosi beffe della sua sola ragione di essere, si è trasformato in una sorta di orco terrificante dal quale aspettarsi qualunque angheria senza possibilità di difesa. È esperienza comune di ogni cittadino osservante delle leggi subire gli assalti più fantasiosi e più stravaganti, a volte mortali per chi, ad esempio, svolge un’attività commerciale, artigianale o di piccola industria. Tutt’altro accade a chi dell’orco se ne frega o a chi dell’orco è non solo alleato ma furbesco sostentatore grazie ad una corruttela eretta a sistema. Non passa giorno senza che emerga un episodio, uno dei mille e mille, e non passa giorno senza che un episodio analogo cada nel dimenticatoio.
Sbaglierò, cadrò forse in una grezza filosofia da anarchico fai da te, ma non riesco a non chiedermi a che cosa ci serva un apparato statale, per di più obeso e ridondante come abbiamo, se da quello non riusciamo ad ottenere nemmeno ciò che oggi usa chiamare minimo sindacale. Senza che io m’inoltri in qualcosa che meriterebbe un libro ponderoso e restando alla cronaca fresca di Prato, mi chiedo che cosa abbia fatto in tutti questi anni la Guardia di Finanza. A nessuno è venuto in mente che i milioni di capi d’abbigliamento che sgorgavano, e sgorgano, a getto continuo non erano, e continuano a non essere, opera di creazione divina? Giustissimo perseguire il fruttivendolo che non ha fatto lo scontrino per un mazzetto di prezzemolo, ma, volendo essere pragmatici, non è forse più conveniente sotto ogni punto di vista dedicare le proprie forze a perseguire chi evade le tasse per importi immani? Lo dico non nell’interesse della giustizia in quanto filosoficamente tale, perché, se si vuole, un reato è un reato qualunque sia la sua effettiva portata, ma nell’interesse di uno stato ogni giorno più macilento e ogni giorno più affamato di quattrini.
E la magistratura? Non c’è un procuratore che negli anni abbia avuto qualche curiosità? Lo capisco: occuparsi di un nonnetto chimicamente esuberante che gavazza con delle vivaci ragazzotte abbigliate da suorine è più divertente, ma a volte il dovere chiama anche altrove.
E la questura? Pare che solo di un morto di Prato esista una traccia d’identità. E gli altri? Nati per germinazione spontanea dalla terra, così come tutti gli altri schiavi muti e senza nome reclusi nelle tante colonie cittadine di lavori forzati?
E la polizia urbana? Certo, è molto più tranquillo beccare un disco orario scaduto da cinque minuti e appioppare una multa che sia d’esempio al malfattore, ed è quasi altrettanto comodo mettere sotto tortura il negoziante che, mascalzone inveterato com’è, osa magari esporre un’insegna tre centimetri più grande del consentito o una tenda parasole malandrina che sporge davanti alla porta. Tutto bello, grande l’eroismo dei vigili, ma quella città fantasma? È tutto regolare laggiù?
Da ultimo, ma ultimo solo per amore di brevità, il sindaco. Chissà se qualcuno l’ha informato che lui è la massima autorità sanitaria del comune e che questo gli comporta qualche responsabilità penale. L’avessero fatto, mi chiedo come mai non gli sia passato per la mente di mandare qualcuno a vedere se a China Town sia proprio tutto un lindore.
Oggi la farsa è al culmine: ognuno dei responsabili si straccia le vesti e, levando rumorose e lacrimose geremiadi, scarica il barile sul vicino, peraltro parimenti responsabile.
Io non sono che un signor Nessuno, un uomo della strada, ma sono anche un pezzettino di quel popolo sovrano menzionato all’articolo 1 della ormai comatosa ma non defunta Costituzione. E, da socio della sovranità, mi sento di affermare che ben poco di quanto piangiamo quotidianamente è frutto del destino. Ipocrisia, pigrizia, incompetenza e corruzione sono alcune delle patologie di cui soffriamo e la cui sintomatologia è evidente a tutti. C’è qualcuno che possa regalarmi una spiegazione che non offenda l’intelligenza?
Devo ammettere che dell’atteggiamento squallidamente e sventatamente egoista di troppi pezzettini del popolo sovrano fondato sull’“io speriamo che me la cavo” non m’importa un fico secco. Io per questo paese sfregiato ogni giorno di più, per un gregge senza dignità, non sono affatto pronto alla morte. Al diavolo Mameli!
E Rossi casca dal perohttp://www.senzasoste.it/nazionale/prato-la-guangdong-italiana-edificata-dal-centrosinistra-dove-si-muore-bruciati-vivi https://www.youtube.com/watch?v=Ww3QDuBZdHk RISPOSTA Noi abbiamo bisogno di questi personaggi? Difficile rispondere di sì. Eppure, da quel popolo d’imbecilli che siamo, continuiamo imperterriti a regalare loro la nostra fiducia perpetuandoli in posizioni di potere dai quali, da sempre, costituiscono l’elemento in assoluto più devastante per il Paese.Nella mia ormai fin troppo lunga vita io ho avuto la sfortuna d’incontrare diversi politici italioti e, a mia memoria, non ne ricordo uno, uno solo, cui affiderei la conduzione di un condominio. Ho conosciuto ometti senza dignità, ignoranti, disonesti e vili che, paradossalmente, proprio per quelle loro caratteristiche hanno fatto… Leggi il resto »