I commenti fuori tema saranno cestinati

Ragazzi, non chiedete a me.
Da settimane continuo a ricevere richieste di indicazioni di voto, come se io avessi qualche autorità in proposito.
Negli ultimi anni ho avuto modo d’incrociare un po’ di personaggi politici di livello più o meno alto (o basso, fate voi), e devo confessare che, in linea di massima, l’idea che mi sono fatta, calcolando una sorta di media, è che gl’italiani sbagliano a giudicare con sospetto la classe. A quanto mi sembra, per la piccola esperienza che ho accumulato, è che il giudizio dovrebbe essere molto più negativo.
Personaggi come Di Pietro, come Misiti, come Gasparri o come il rampante berluschino di Firenze Matteo Renzi li metto nella mia personalissima lavagna dei cattivi, ma qualcuno, uccello raro, in verità, sta anche dall’altra parte.
Il guaio è che le brave persone non riescono a fare fronte comune, immerse come quasi sempre sono nell’illusione che le vecchie ideologie paleonovecentesche conservino ancora qualche significato.
“Io ho sempre votato a sinistra e…” “Il mio cuore è a destra e non voterei mai per…” sono frasi che sento spesso e che mi disgustano perché hanno il sapore di una mozzarella in cui la data del best before risale a chissà quando.
Tanto per fare un esempio, se qualcuno è capace di trovare un accenno di sinistra

come quella del quadro famoso di Pelizza da Volpedo nel PD di oggi, roccioso alleato del grande capitale, mi avverta, perché il reperto ha un valore scientifico.
Di fatto i partiti sono omologabili alle squadre di calcio, con i calciatori – o i politici, nel caso in questione – che passano di qua e di là con una disinvoltura che potrebbe anche fare invidia. Basta ricordare la senatrice Ombretta Fumagalli Carulli di un tempo o il sempiterno Aurelio Misiti, ambedue tristemente conosciuti di persona, per averne un paio di campioni. E, se leggete i programmi dei partiti con un minimo d’attenzione, ci trovate banalità sovrapponibili e condivise da tutti i concorrenti almeno per il 90%. Banalità che, ahimé, sfociano quasi sempre in promesse che nessuno ha la minima intenzione, né, spesso, possibilità, di mantenere.
Quando faccio notare questi fatti che, peraltro, sono sotto gli occhi di tutti, ecco che si leva il solito grido generico di “qualunquista”. Alla domanda di che cosa significhi l’aggettivo, ecco lo sguardo indispettito e la risposta mancata. Alla richiesta di ovviare a suon di fatti al mio presunto qualunquismo, ecco un’alzata di spalle che, se è una sconfitta della logica, resta qualcosa di perfettamente anodino nelle competizioni elettorali di questo inizio di secolo dove la politica è una merce da vendere come un qualunque detersivo, con pari implicazioni morali.
Insomma, per chi votare?
Temo che indicazioni universali non si possano dare, visto il livellamento rasoterra dei partiti e il grado di omogeneità delle ciance. Se io votassi in una circoscrizione dove la lista Per il Bene Comune fosse presente, non avrei dubbi e il mio consenso andrebbe a lei, ma le sue candidature esistono solo qua e là. In alcune località si trovano buone liste cosiddette “a cinque stelle”, mentre in altre, la mia città, ad esempio, chi concorre con quel marchio è mille miglia lontano anche da una vaghissima sufficienza. Comunque, il mio consiglio è quello, a livello locale, di privilegiare le liste civiche dopo aver esaminato con estrema cura i programmi, la loro fattibilità e la credibilità dei candidati. Io, dopo aver rifiutato due candidature europee per motivi di coerenza, sono capolista a Nonantola, un paese del Modenese massacrato dall’inquinamento e da una gestione politica censurabile, e lì non avrei dubbi: voterei per me stesso e per la lista Amo Nonantola. Ma, a questo punto, chiunque non conosca la situazione avrebbe il diritto di affermare che ogni oste vende il proprio vino. Se fossi a Napoli, un pensierino per la provincia lo farei per Tommaso Sodano e per la mia amica Simona Bassano di Tufillo che si presentano sotto le insegne di Diritti@Sinistra. Ma in quasi ogni città, in quasi ogni provincia, esistono persone come si deve. Facciamo una sorta di atto di fede, votiamo per loro, speriamo che queste persone sappiano sfuggire alle cosiddette “logiche di partito” e lavorino sul serio per il bene comune. E speriamo che non subiscano il bacio di Dracula dei loro compagnucci più navigati e in un battibaleno diventino come loro.
Per quando riguarda l’Europa, in mancanza di liste fuori dei partiti, attribuire le preferenze è l’unica difesa che abbiamo, per labile che sia, sempre valutando la possibilità effettiva dei candidati prescelti di far sentire all’interno del loro gruppo la voce del buon senso così spesso imbavagliata per interessi innominabili. Chi è nelle condizioni, potrebbe, ad esempio, fare la crocetta sui nomi di Umberto Guidoni o di Paolo Majolino, concorrenti su fronti apparentemente opposti ma apparentati strettamente per onestà e per buone intenzioni.
Per finire, permettetemi una raccomandazione: non vi fate infinocchiare dai soliti pifferai magici. E non votate per chi vi truffa presentando la propria candidatura che, per ragioni determinabili solo da un bravo psichiatra, è in qualche modo attraente, e poi, a urne chiuse, lascerà il posto a qualche personaggio che bivacca nel suo partito e che non è stato eletto da nessuno. Ogni riferimento ad Antonio Di Pietro è del tutto voluto.

Immagine da: http://www.cercaturismo.it/public/absolutenm/articlefiles/954-GamMilano_Pellizza-IlQuartoStato.jpg