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Panevin: la festa degl’imbecilli

Credo non esistano dubbi su quanto non sono il solo ad affermare: l’Homo sapiens è in assoluto il più stupido fra gli animali che popolano questo pianeta.

Se volessimo elencare le manifestazioni di stupidità, credo che occorrerebbero parecchie pagine: dalla guerra allo spreco alimentare, dall’adorazione del denaro alla discriminazione personale basata su razza, sesso, inclinazioni culturali, censo e quant’altro, non trascurando la fondamentale fede calcistica.

Un posto d’onore, almeno da un po’ di decenni a questa parte, va riservato all’inquinamento di aria, acqua e terra a scopo di lucro, cioè un effetto collaterale di quanto si mette in opera per accaparrarsi quel denaro di cui sopra. Ma esiste un tipo d’inquinamento che non ha nulla a che fare con i quattrini ed è idiozia allo stato puro. Chi ne desidera un esempio vada in gita nel Nordest italiano e lo faccia in questo periodo.

Si dice che si tratti di un’antica tradizione di origini celtiche: per festeggiare il nuovo anno e per ingraziarsi le divinità (evidentemente dotate di un’intelligenza mediocre, ma sono quelle che passa il convento) si costruiscono pire che ci si propone siano le più grandi e grosse possibili e a queste, come da etimologia, si dà fuoco. Per amore di campanile, naturalmente i vari villaggi competono per aggiudicarsi il primato dell’altezza e del volume della catasta incendiata chiamata localmente in vari modi e di preferenza, almeno nella zona del Trevigiano, “panevin” dove pane e vino sono simboli di un’auspicata abbondanza. E intorno al fuoco ci si riunisce tutti a bere e a mangiare.

Oh, ma che bello!

E, invece, tanto bello non è. Non lo è perché quei roghi sono parecchio inquinanti, tanto che le mitiche centraline di controllo arrivano a toccare valori che sfondano bellamente, e di non poche volte, i limiti di legge. Aggiungo che i vini della zona non sono proprio pulitissimi, e questo per le quantità decisamente elevate di pesticidi che rappresentano un’abitudine locale. Dato che le cataste di combustibile comprendono anche i tralci secchi di vite, è inevitabile che anche quei veleni entrino a far parte della mistura tossica che ne esce.

“Vabbè: – si potrebbe pensare – questa era una tradizione idiota del passato, quando eravamo ignoranti di certi fatti scientifici. Oggi sappiamo quali sono i pericoli che si corrono e quelle cose non le facciamo più.”

E invece no. Chi tenta di aprire i cervelli viene attaccato con violenza, addirittura facendone un argomento politico. Chi ha voglia di leggere qualcosa in proposito, vada a http://tribunatreviso.gelocal.it/treviso/cronaca/2016/01/03/news/pd-lega-arde-la-polemi e troverà di che meditare. Invito anche a cercare i numerosi articoli scritti in proposito, purtroppo inutilmente, da Gianluigi Salvador.

Io ho poco da dire se non dolermi della massa d’imbecilli che ancora oggi infestano il mondo. Esprimo tutta la mia delusione per l’ignoranza cocciuta di tante persone, un’ignoranza cavalcata tristemente da un partito politico, e confesso, però, di non dolermi troppo se qualcuno di loro ci rimetterà la salute. Mi dispiace solo per chi, innocentemente, di tanta stupidità è vittima.

Già qualche anno fa Treviso fu teatro di un episodio importante d’inquinamento quando andò a fuoco un magazzino della DeLonghi. Allora le autorità locali non la raccontarono giusta a proposito dell’avvelenamento ambientale e tutto finì a tarallucci e vino. Può darsi che i cervelli non arrivino oltre un certo limite, per basso che quel limite sia. Non si offendano gl’imbecilli se esprimo così il mio pensiero.