È un fatto piccino piccino di cui nessuno si accorge più. È roba di tutti i giorni.
Diversi secoli fa, quando la luce del giusto ancora non illuminava il consorzio umano, vigeva una regola ben radicata nei cervelli: l’ipse dixit. Una frasetta latina che, tradotta in italiano, significa “l’ha detto proprio lui”. Se quel lui era in origine
nientepopodimenoche il divino Aristotele, in un fiat fu sufficiente che si trattasse di qualcuno della sua scuola, vicina o lontana per geografia e per tempo che la scuola fosse. Il passo breve e veloce fu quello di farsi bastare che ipse fosse qualcuno che andasse a genio a chi reggeva le cordicelle della società.
Ma il pensiero ebbe ad evolversi e arrivarono menti come quella di Bacone e come quella di Galileo e l’ipse dixit morì schiantato. Morì salvo a rivelarsi essere come l’Araba Fenice, il mitico uccello contraddistinto dal motto “post fata resurgo”, cioè risorgo dopo essere morto. E la Fenice risorgeva imperterrita dalle proprie ceneri. Così è l’ipse dixit.
Stando ai fatti non si può riservare al sorriso che meriterebbe il tenero “l’ha detto la televisione” come certificato di autorità. Nella nostra commedia sociale qualunque ciarlatano può essere trasformato in luminare se fa comodo a chi conta e di esempi ne abbiamo quotidiani e a iosa, e non perderò tempo a compilarne un elenco che sarebbe comunque quanto mai parziale. Il succo è che non ha importanza ciò che viene detto: l’importante è chi lo dice.
A volte accade che i mezzi d’informazione (uso la parola informazione per pigrizia) vogliano riportare una notizia, ma quella notizia rischierebbe di mettere in buona luce qualcuno che non fa parte della Corte dei Miracoli e, allora, si cambia qualcosa nel racconto della vicenda.
A noi, vale a dire a mia moglie e a me, è capitato di fare scoperte di una certa portata ma, ahinoi, fummo troppo precipitosi e non le facemmo al tempo giusto. Troppo in anticipo, troppo intempestive rispetto a certi interessi dominanti. Così le cose furono taciute dai media quando non ridicolizzate dai salottini buoni. A tempo debito, poi, nel momento in cui risultò comodo o innocuo o finanche conveniente farlo, quelle stesse scoperte vennero alla luce e a loro si attribuirono genitori putativi che ne ricavarono gloria e, in qualche caso, pure quattrini. Così va il mondo e a nulla vale crucciarsene.
La piccola storia ignobile del presente è quella che riguarda le patologie cosiddette “da uranio impoverito”, quelle malattie che affliggono i militari (ma, in uguale maniera, anche i civili che vivono in zone di guerra, salvo tacere della loro sorte) e che da qualche tempo sono oggetto di sentenze di tribunale.
Chi non è addentro alle segrete cose, e ad esserne addentro sono davvero in pochi, riceve informazioni incomplete o totalmente errate. A volte grottescamente errate. E tra le informazioni fatte passare ci sono brevi servizi televisivi o nanoarticoli di giornali che ben si guardano dal riportare come le analisi sui soldati, nella stragrande maggioranza dei casi se non nella totalità, le facciamo noi. Le facciamo in quello che un luminare della Medicina italiota ebbe a definire in un buffo programma TV “laboratorietto dietro casa”. Vuole il caso che, con quelle analisi, i militari o, purtroppo, i loro eredi, si rivolgano ad un tribunale per avere almeno qualche soldo in cambio della salute o della vita stessa. E vuole pure il caso che chi si rivolge al tribunale vinca spesso la causa. Il laboratorio Nanodiagnostics? Chi l’ha visto? Eppure senza quelle analisi ben difficilmente la causa sarebbe stata vinta.
L’ultima vicenda teneramente buffa è quella riportata dalla Gazzetta di Modena, il giornale locale della città in cui mia moglie ed io viviamo.
Non saprei dire perché un articolo (http://m.gazzettadimodena.gelocal.it/modena/cronaca/2016/03/11/news/metalli-bellici-in-corpo-un-generale-sara-risarcito-1.13110720) riporti la notizia di un generale malato la cui causa di servizio è stata riconosciuta dal tribunale. Ormai siamo alla quarantina di sentenze in quel senso e di novità non ce n’è più. Ma il giornale locale ha trovato materia per dare un po’ di gloria alla città: le analisi le ha fatte la dottoressa Maria Antonietta Gatti dell’Università di Modena.
Splendido! Peccato che la dottoressa Maria Antonietta Gatti sia, in realtà, la dottoressa Antonietta Morena Gatti e che le analisi le abbiamo fatte al laboratorio Nanodiagnostics, il laboratorietto dietro casa di cui è bene tacere l’esistenza stessa.
Fossimo in Corea, le analisi sarebbero risultate fatte da Kim Jong-un.
Ma, in fondo, che importanza ha?
Fantastico Montanari !Fantastico Montanari!Fantastica irriverente pantomima di come le notizie nel nostro Paese non vengano date o vengano date in maniera limitata se non distorta.A costo di non far sapere come stanno le cose, i giornalai nostrani ne sparano di tutti i colori sino ad arrivare a storpiare nomi e nascondere dati (e anche laboratori).Ma stavolta io voglio pensarla positiva e forse questa è solo l’ignoranza di chi, con troppa fretta e superficialità, utilizza l’informazione di cui ha in mano le redini.Mah….. siamo proprio fottuti!Penso che non ci risolleveremo più. RISPOSTA Sì, siamo fottuti. Il fatto è, però, che siamo… Leggi il resto »