Eminenza,
Io ho un figlio omosessuale. Omosessualità: una variazione sul tema?, una bizzarria?, una deformazione della mente? Non saprei. Qualunque cosa sia, a me è capitato di avere un figlio che è nato così, senza che mai nessuno in famiglia, per quanto io vada indietro con le generazioni, avesse mostrato inclinazioni del genere.
Se lei avesse la ventura d’incontrarlo, sono certo non noterebbe la diversità e forse l’unica sorpresa che ne ricaverebbe sarebbe quella di trovarsi al cospetto di un giovanotto di 26 anni dotato di una cultura classica di vastità decisamente insolita.
Liceo classico completato con un anno di anticipo e con il massimo dei voti, laurea con lode, diploma di conservatorio, nuova laurea in arrivo, baritono, regista e musicologo, Paolo – ché questo è il nome del ragazzo – tempo fa ebbe l’idea di fondare un coro battezzato con il nome di Komos e di stabilirne la sede a Bologna. I cantanti sono tutti omosessuali, senza che questo influenzi in alcun modo il repertorio che è piuttosto raffinato.
Ad ospitare il coro ogni lunedì sera per le prove era una sala della chiesa di San Bartolomeo della Beverara, senza che il fatto abbia mai interferito con la vita della parrocchia, se non il far sentire ai ragazzi la vicinanza e la simpatia di un prete. Del resto, Paolo aveva già cantato in Australia, a Sydney, in un coro omosessuale che aveva anche occasionalmente diretto, ospite tradizionale di una parrocchia cristiana non cattolica e, dunque, l’essere presso una parrocchia cattolica romana pareva del tutto normale.
Ora, però, il parroco riceve un ordine perentorio da lei che gl’impone di cacciare il coro per il semplice motivo che i coristi non sono eterosessuali e
tanto basti.
Lasciando ad ognuno la libertà di agire come meglio crede, mi conceda di esprimerle almeno il mio stupore, prescindendo da altri sentimenti.
Egregio cardinale, lei è proprio sicuro di aver capito che diavolo intendeva quel tale Gesù dei cui insegnamenti lei si dice ambasciatore? Lei è sicuro che l’omosessualità sia un peccato? O non sarà, per caso, come il capezzolo soprannumerario che i suoi predecessori indicavano quale prova certa di commercio con il demonio e, dunque, di stregoneria con tutto il corredo glorioso di torture ed esecuzioni che speravamo dimenticati? E, se anche per avventura fosse un peccato, perché cacciare i peccatori e non chiamarli a sé per redimerli? Io non posso certo competere con lei in tema di esegesi dei testi sacri, ma mi pareva che…
Vede, monsignore, quando mio figlio mi rivelò la sua omosessualità io ebbi due colpi al cuore: uno perché non avrei avuto nipoti da lui e uno, ben più grosso, perché sapevo per certo che avrebbe dovuto subire le angherie di una teppaglia da strada che oggi, stando ai fatti, la potrebbe annoverare come simpatizzante.
Ci pensi, monsignore, e faccia senza ipocrisie un esame di coscienza, umilmente, da cristiano vero. Nessuno di quei ragazzi ha compiuto reati di alcun genere, nessuno ha dato scandalo di sé, nessuno ha messo le mani addosso ad un bambino. È sicuro, monsignore, che la Chiesa di cui lei è principe sia ugualmente innocente? Dovessi dirle io ciò che mi raccontava uno zio ora non più tra noi di esperienze subite in un collegio di preti di cui fu ospite da bambino, forse lei faticherebbe a trovare spiegazioni accettabili sul perché quei preti non siano stati cacciati e tutto passasse sotto silenzio. E, monsignore, ha mai sentito parlare dei tanti casi di violenza pedofila perpetrati da ecclesiastici cattolici e riparati in un modo che non riesco a trovare nobile, vale a dire con del denaro per comprare il silenzio? Insomma, il pagamento per una prostituzione non certo volontaria. Bene, monsignore, nessuno di quei ragazzi che lei ha voluto fossero cacciati senza nemmeno avere il coraggio di affrontarli di persona ha fatto altro che cantare.