Buongiorno dott. Montanari,
A Bolzano partirà tra breve la costruzione del nuovo inceneritore. leggendo la documentazione da Lei prodotta Le domando se non sia “meno peggio” continuare con la vecchia tecnologia a bassa temperatura seppur con l’emissione di diossine piuttosto che introdurre dei forni ad alta temperatura che producono le nanoparticelle. Volevo poi approfittare dell’occasione per chiarire un mio dubbio, quale valore può avere l’unità di misura usata nelle gare d’appalto per valutare la quantità di inquinati prodotta da un inceneritore “microgrammi/metro3”. Penso che quest’unità di misura non ci dica nulla della reale quantità di inquinati immessa nell’ambente se non si definisce quanti m3 nell’unità di tempo vengono effettivamente emessi.Lei ha un’idea di quanti m3 di aria escano da un inceneritore di 130.000 tonnellate/anno? Cordiali saluti e grazie per il suo impegno.
RISPOSTA
In fondo, non è un problema difficile. Il ricorso alla temperatura è una coperta corta: temperatura bassa, molte diossine e particelle grosse; temperatura alta, meno (non ho detto zero) diossine, particelle più fini e, dunque, molto più insidiose. Nessuno farebbe impianti del genere se non ci fossero tanti soldi da spartirsi perché sono quanto di più contrario a tutta la scienza possa esistere. Per l'osservazione sui microcrammi/metro cubo, certo: a noi interessa quanta roba effettivamente ci buttano addosso.