http://www.youtube.com/watch?v=PPDBR5XsLpQ
Faccio pubblica ammenda con una confessione: fino a ieri non sapevo chi fosse Melita (senza cognome come Leonardo, Galileo, Michelangelo, Kakà e pochi altri). Per colmare la lacuna, ho dedicato parte della domenica allo studio e su Melita (al secolo Toniolo Carmela) mi sono fatto una piccola cultura. Si tratta di una signorina che, tramite il suo sito Internet, si presenta subito con quelle che sono le peculiarità per cui si distingue: è alta 168 cm, pesa 49 kg, ha un seno/vita/fianchi corrispondente a 90/61/89, ha occhi verdi, ha una taglia che oscilla tra il 38 e il 40 e porta il 38 di scarpe. Che dire di più? Lì, in un guscio di noce, come direbbero gl’inglesi, c’è davvero tutto. È grazie a queste credenziali unite ad un aspetto che non sfigurerebbe sul lunotto posteriore di un camion davanti alle quali inchinarsi che la signorina Toniolo Carmela ha partecipato alla trasmissione televisiva “Il Grande Fratello” e da lì ha cominciato ad illustrarsi in un crescendo rossiniano in un’Italia dove le mamme, nella loro saggia lungimiranza, accendono i ceri a santa Rosalia perché la figlia, al momento magari ancora alle prese con l’asilo nido, assurga un giorno al ruolo di velina o partecipi alla ventisettesima edizione del Grande Fratello o, magari, sogno dei sogni, diventi Miss Italia (in seconda istanza, Miss Calzone Farcito, Miss Stacco di Coscia o, comunque, abbia la foto sul giornale). Insomma, che cosa ha fatto la signorina Toniolo per attrarre l’attenzione di questo povero estensore di noterelle? È andata in visita niente meno che a Ca’ Sugana, sede del Comune di Treviso, dove ha avuto un tête à tête nientepopodimenoché con l’avvocato Giancarlo Gentilini (http://digilander.libero.it/antilega/politici/i_politicigentilini.htm), vicesindaco di diritto e signore di fatto della città (lui il cognome ce l’ha, ma, con queste frequentazioni intellettuali, glielo toglieranno come a Kakà e resterà solo Giancarlo.) E qual è stato l’argomento dell’incontro tra le due personalità? Ma parbleu, l’anatomia della signorina
Carmela con particolare riguardo all’ombelico, un argomento su cui il signor Giancarlo non ha perso un colpo e ha fatto valere tutta la sua cultura e competenza, facendoci ritornare d’incanto ai bei tempi di quando c’era LUI, che di donne… Alla fine, davanti ad una folla estaticamente ammirata, ecco che l’illuminato appone l’autografo proprio intorno a quell’epifanico ombelico. E adesso, visto che sono in vena di confessioni, ecco il vero motivo di questo articoletto: sono roso dall’invidia. Il signor vicesindaco riceve solo per appuntamento: così, almeno, sta scritto sul sito Internet del Comune, ma io un appuntamento non l’ho mai ottenuto. È vero che ciò che qualcuno avrebbe voluto che discutessi con lui sarebbe stato un argomento stucchevole come quello del rogo De Longhi, di ciò che ne è uscito, di ciò che è costato, di ciò che costerà, di chi pagherà, di ciò che resta nell’ambiente, della reazione immediata delle autorità locali, a dire il vero non troppo originale perché lo stesso canovaccio si recita ovunque, dell’insabbiamento, dell’atteggiamento della Procura della Repubblica e quant’altro. Ed è altrettanto vero che il signor vicesindaco si era tanto prodigato per cantare la ninnananna ai suoi amministrati e io, chissà, magari avrei rischiato di svegliarli, se non tutti almeno qualcuno, rovinandogli il lavoro. Dunque, mi rendo conto di essere persona non gradita. Però la signorina Toniolo l’appuntamento non ce l’aveva. Perché lei sì e io no? Questioni anatomiche? Questioni d’interesse? Pubblico, naturalmente. Ed ora, da ultimo, senza che il signor vicesindaco c’entri per nulla, e qui vincendo un sentimento disdicevole come l’invidia, consiglio alla signorina Toniolo di compiere un tour deshabillè tra gl’italici amministratori che si sono maggiormente distinti per idiozia, arroganza, incompetenza e disonestà (sono disponibile a fornire la lista dei più rappresentativi), certo che non necessiterebbe di richiesta d’appuntamento, offrendo argomenti d’indubitabile interesse. Un viaggio del genere, non ho dubbi, susciterebbe grande interesse, contribuirebbe al già folgorante successo della nostra Melita e, forse, mostrerebbe a qualche assonnato compatriota un ritratto a grandezza naturale dei nocchieri al timone di questa nave in gran tempesta.