No, non credo ci sia qualcosa di nuovo: in fondo l’Uomo è l’animale più bizzarro tra tutti quelli che popolano questo pianeta.
Ieri nel tardo pomeriggio si è disputata a Roma una partita di calcio tra le due squadre cittadine maggiori. Calcio, ho detto: dunque, un gioco e, per sua natura, qualcosa di nessuna importanza.
Il questore, però, si era preoccupato per quel gioco e aveva fatto anticipare la partita mandando parecchie centinaia di poliziotti a presidiare stadio e dintorni, così come, ormai da molti anni si fa un po’ dovunque in questo paese. Si fa perché si deve fare. E lo si deve fare perché quasi ogni celebrazione di quel gioco coincide con atti di piccolo o meno piccolo teppismo quando non di guerriglia urbana fino ad arrivare all’omicidio.
Roma non si è smentita: c’è chi è andato allo stadio attrezzato di coltelli, perfino di accette, e di fiammiferi per il grande lavoro che c’era fare: le automobili vanno doverosamente incendiate e qualcuno deve pur sobbarcarsene l’onere.
Ma, al di là
dell’idiozia criminale, al di là delle spese ingentissime che a noi contribuenti tocca settimanalmente sostenere se non altro per pagare gli straordinari ai poliziotti, ciò che mi ha fatto sentire il baratro su cui penzoliamo è stata un’intervista radiofonica con una signora laziale per fede (ché di fede si tratta, con tutto ciò che intride l’essere fede) e, per questo, sconfitta, che rilasciava dichiarazioni di sublime imbecillità piangendo.
Bene, per una partita di calcio il nostro popolo è capace di spendere patrimoni, di organizzarsi, di armarsi, di scendere in piazza, di scontrarsi fisicamente e di piangere.
Ora cambiamo inquadratura e voltiamoci verso un palcoscenico infinitamente più piccolo: Nonantola, la (un tempo) splendida cittadina a due passi da Modena dove io ho avuto la pessima idea di presentarmi alle elezioni comunali e ho avuto la scalogna di essere eletto consigliere. Di minoranza, naturalmente, come sarei di minoranza ovunque.
Prescindendo dall’esperienza tragicomica, di cui non dirò, delle sedute di consiglio dove una maggioranza assoluta nella quale alcuni consiglieri ed almeno un assessore non hanno mai espresso una sola opinione, limitandosi ad agire come carne da voto, mi pare degno di essere annotato quanto è avvenuto venerdì sera.
Per mostrare tutta la sua volontà di essere “trasparente e innovativo” (cito verbatim) il Comune organizza un consiglio comunale aperto per informare la popolazione sulla qualità dell’aria il loco. A questa seduta, allestita nel teatro cittadino, sono invitati 6 (sei) relatori di cui uno facente parte dello staff comunale e gli altri cinque emanazioni delle istituzioni preposte alla salvaguardia dell’ambiente e della salute.
Alla richiesta della lista civica Amo Nonantola cui io appartengo d’invitare un relatore di nostra scelta, nella fattispecie mia moglie, il no è stato secco. Eppure anche mia moglie appartiene alle istituzioni, essendo responsabile del Laboratorio dei Biomateriali dell’Università di Modena, un laboratorio che ha pure fondato, e di cariche istituzionali ne ha a iosa, e non solo italiane. Tra i tanti impegni, recentemente è stata cooptata dalla Francia (unica italiana) per far parte del gruppo nazionale di ecotossicologia. La FAO, cioè l’ONU, l’ha inserita tra i 17 scienziati a livello mondiale (unica italiana) che studiano l’inquinamento nano nel cibo. Siamo appena tornati da Londra dove lei ed io siamo stati invitati a relazionare sulle nostre ricerche all’ente dei trasporti pubblici. Siamo in partenza per l’India dove le autorità locali ci hanno chiesto d’illustrare problemi e soluzioni per l’inquinamento urbano… E si potrebbe andare avanti per un po’.
Beh, mettendosi da un certo punto di vista, un personaggio che fa paura in più di un senso.
Insomma, in nome di un concetto “trasparente e innovativo” di democrazia il consiglio si tiene con i soli invitati graditi alla maggioranza, e si tiene in pompa magna, pure in un teatro desolatamente semideserto.
Mi dispiace doverlo sottolineare: sono state due ore e mezza non solo di noia mortale, ma di aria fritta. Provincia, AUSL, ARPA hanno somministrato la solita anestesia di regime raccontando che loro fanno tanti controlli, che è in corso lo studio Moniter che rivelerà tutto sugl’inceneritori (termovalorizzatori!), che la qualità dell’aria va ogni giorno migliorando, che l’inceneritore appena raddoppiato emette zero e non fa ammalare, tanto che non è nemmeno menzionato tra le fonti inquinanti, che moltissimo della sporcizia nell’aria (quel poco che c’è) viene dal traffico, eccetera, eccetera, eccetera.
Che importa se i controlli sono fatti senza che nessuno ne possa valutare la (dubbia?) correttezza, se questi sono mirati solo su di un numero irrisorio di veleni, se le polveri sono valutate in un modo che di scientifico non ha nulla, se non è possibile determinare la provenienza di un inquinamento da polveri quando non si è in grado di caratterizzare le polveri, se le indagini epidemiologiche sono palesemente sbagliate, se la costosissima indagine Moniter è nata con ogni evidenza con i risultati già scritti (vedi Il Girone delle Polveri Sottili)? Che importa se uno dei medici chiamati ha pasticciato, forse non involontariamente, con i concetti di mortalità e morbosità, se nessuno ha fatto cenno alle polveri secondarie, se si è abusato del tempo per intrattenersi su argomenti del tutto fuori tema, per di più proiettando anche una presentazione altrui e se i dati mostrati erano impossibili non solo da valutare ma anche solo da vedere? L’importante era fare uno show del mini-regime e, in un modo o nell’altro, lo si è fatto.
Quando, ben oltre le 23, la parola è toccata ai consiglieri e io ho potuto proiettare (non senza che si fosse cercato preventivamente d’impedirmelo) i risultati delle indagini fatte proprio a Nonantola dal nostro laboratorio, fotografie di microscopia elettronica e spettri chimici compresi, il disagio è cresciuto non poco. I relatori di regime di sono agitati, si è tentato d’interrompermi e, alla fine, è andato allo sbaraglio un tale pare dipendente dall’Università di Modena, a me sconosciuto e, comunque, non pervenuto alla disciplina delle nanopatologie, che ha inveito nei miei confronti chiedendo che io mi scusassi (?). Il punto dolente era il mio aver chiamato “burocrati” i relatori invitati, una definizione che, a mio parere, risponde indiscutibilmente a verità ed è quanto mai gentile nei loro confronti. “Fior di chimici” li ha incoronati invece il Nostro, cosa su cui non obietto, ma la loro “florealità” chimica non ha nulla a che fare con la competenza in un argomento di cui quelli sono in tutta ovvietà all’oscuro. Ancora, il Nostro si è lanciato spericolatamente nell’affermazione che dal mio intervento traspariva l’accusa d’ignoranza verso gli “scienziati” di regime e lui, autoinvitatosi tra gli “scienziati”, “non è affatto ignorante”. Lo so, un’affermazione del genere è desolante ma la riporto per triste dovere di cronaca. L’ultimo atto del suicidio il Nostro lo ha celebrato dicendo che, se la politica attuata fa dei morti, “quei morti li seppelliremo.” Nessun commento per non sprecare tempo. L’unica cosa che mi dispiace è di essermi alterato. Non ne valeva la pena.
Ora, che c’entra Lazio-Roma con il consiglio comunale di Nonatola? C’entra e parecchio. Se da una parte non si bada a spese e si rischia la galera quando non la vita per rimpinguare il conto bancario di qualche decina di milionari che cambieranno datore di lavoro consegnandosi al migliore offerente non appena se ne presenti occasione, dall’altra si lascia sonnacchiosamente che istituzioni come l’ARPA continuino imperterrite a condizionare il nostro territorio e la nostra salute. Credo che sia inutile riesumare la serie di glorie di quell’ente: il rogo DeLonghi resta nella memoria di tutti, e, per i nonantolani, dovrebbe restare nella memoria come da anni quei burocrati “indaghino” sul sensibilissimo inquinamento urbano senza risultato alcuno. Taccio, poi, sul recentissimo incendio al vicino inceneritore di Modena dove “non è successo niente”, così come taccio a proposito dell’ennesima nube tossica su Nonantola di qualche giorno fa e mai pervenuta. Ricordo solo un’intervista del prof. Vincenzo Pepe a L’Espresso (29 novembre 2007 – pag. 72): “Quando ero presidente del Consorzio dei rifiuti a Caserta ho chiesto la tracciabilità della diossina e degli altri inquinanti. Ho subito minacce, mi hanno lasciato solo e mi sono dovuto dimettere. Le Arpa italiane lavorano malissimo, le analisi si contano con il contagocce. Il motivo? Sono carrozzoni politici, senza alcuna indipendenza scientifica. Pubblicare dati negativi turberebbe il consenso politico, e il direttore di turno perderebbe la poltrona”.
Lasciare pigramente che unità sanitarie locali “indaghino” per anni, come, ancora una volta, accade a Nonantola, sulle patologie di ovvia origine ambientale senza che queste siano capaci di cavare un ragno dal buco, indicando così l’inefficienza di quelle costosissime strutture è ulteriore materia di paragone con gli eserciti dei tifosi.
E si potrebbe continuare per molte pagine.
Io mi sono illuso, prima accettando una goliardica candidatura a premier nazionale poi sedendo come consigliere in un piccolo comune, di potere in qualche modo contribuire a ripristinare la ragione e la ragionevolezza. L’errore sta nel concetto espresso dal verbo: non si può ripristinare ciò che non è mai esistito.
Comunque, di solito accade che ognuno sia fabbro del proprio destino e se questo è il destino che ci vogliamo, è giusto che quel destino sia ciò che ci tocca.