Archivio

Da Palermo un intervento di Ernesto Burgio sulle reazioni alla conferenza di Montanari

Continuano gli strascichi polemici in seguito alla relazione del dott. Stefano Montanari di lunedì 15 gennaio. Poco dopo l’Alto Adige ha dato spazio al parere di due esperti, i dott. Fabrizio Bianchi del Cnr di Pisa e Rodolfo Coccioni del Centro di Geobiologia dell’Università di Urbino. Nimby trentino ha chiesto anche il parere a un medico dell'Isde – International Society of Doctors for Environment -, il dott. Ernesto Burgio di Palermo, che aveva presentato la relazione sui rischi per la salute umana del particolato ultrafine “Immunopatogenesi del danno da inquinamento atmosferico” al Congresso Nazionale di Epidemiologia tenutosi a Palermo tra il 4 e il 6 ottobre scorsi. Adriano Rizzoli

Mi pare che se si mettono a confronto i pareri dei vari esperti, intervenuti nel dibattito a Bolzano, il verdetto è chiaro e il risultato è 3 a 1. Tanto Stefano Montanari che i due “arbitri” – Fabrizio Bianchi e Rodolfo Coccioni –  concordano infatti, in linea di massima, circa la pericolosità degli inceneritori per la salute delle popolazioni. E mi pare che lo stesso Bianchi affermi con chiarezza che gli inceneritori non possano essere la soluzione corretta per trattare i rifiuti sia “perché rischiano di rallentare o inceppare circuiti virtuosi di riduzione a monte dei rifiuti” (personalmente direi che tendono a sostituirli, visto che sarebbe veramente difficile farli funzionare sottraendo loro carta, plastiche e materiali lignei) sia perché producono “diossine e metalli pesanti come cadmio e mercurio”. Aggiungerei, soprattutto, particolato ultrafine. Perché è un dato più che assodato che il particolato fine e ultrafine sia in grado di provocare tumori, malattie cardiovascolari, patologie neuro-degenerative e allergie; esiste infatti, ormai, una letteratura scientifica veramente sterminata sull’argomento. Mi pare che siano, caso mai, le affermazioni del dott. Luigi Minach, direttore dell’Agenzia provinciale per la Protezione dell’Ambiente, a destare qualche perplessità. È difficile capire come mai sia proprio il portavoce dell’ente di tutela ambientale a parlare di “influenza irrilevante dell’inceneritore nei confronti della qualità dell’aria”. Probabilmente l’intenzione di Minach è quella di tranquillizzare i cittadini circa la scrupolosa attenzione dell’ente da lui diretto nel controllo dei sistemi di abbattimento e filtraggio fumi, che – sia detto per inciso – non possono in alcun modo intercettare “la quasi totalità del particolato ultrafine”, come invece ha sostenuto di recente in televisione un esperto chimico dell’Istituto Superiore di Sanità, anch’egli evidentemente deciso a rassicurare i cittadini. Sono convinto che facciano bene Montanari, Bianchi e Coccioni a ribadire la pericolosità di questi impianti e in particolare del particolato. Vero è che Bianchi sembra avere una posizione più misurata e meno recisa rispetto a quella di Montanari. Al punto che alcune delle sue affermazioni potrebbero apparire un po’ troppo permissive nei confronti degli inceneritoristi. È certamente vero, ad esempio, che l’inquinamento da rifiuti (come oggi, in Campania) andrebbe rapidamente risolto. Ma appunto nel modo corretto descritto da Bianchi stesso: corretta filiera e trattamento a freddo del residuo. Insomma, non mi pare che realizzare impianti antieconomici come gli inceneritori, che creano pochissimo lavoro, che producono inquinamento e discariche assai più pericolose di quelle che si vuole eliminare, possa rappresentare una soluzione anche solo temporanea. Bisogna però notare che Bianchi, subito dopo, descrive perfettamente la soluzione corretta attraverso “riduzione a monte del quantitativo dei rifiuti, politiche spinte di recupero e riciclaggio, strategia diversificata e modulare” ecc. Per le stesse ragioni confesso di non capire appieno il significato dell’ipotesi successiva di Bianchi: “Si possono sempre cercare misure compensative o che mitighino l’impatto degli inceneritori. A Firenze, per esempio, dove è prevista la realizzazione di un nuovo impianto da 180mila tonnellate, si dovrebbe agire riducendo l’inquinamento da traffico autostradale…”. A costo di apparire un tantino naif, devo confessare che mi sfugge il nesso tra le due proposizioni: non sarebbe meglio, anzi necessario (anche in relazione ad una prospettiva diciamo così di più ampio respiro (sic), e anche in relazione agli impegni assunti dal Bel Paese per il protocollo di Kyoto, che certamente è accordo del tutto insufficiente, ma non carta straccia) ridurre l’inquinamento da traffico e, al contempo, smetterla di costruire macchine energivore che bruciano milioni di tonnellate di carta, plastica, legname e altri materiali preziosi?  Comunque sia, mi pare che quanto affermato da tre esperti su quattro sia abbastanza chiaro. E che se si desse un valore anche minimo al tanto enunciato, quanto bistrattato, Principio di precauzione la si smetterebbe di costruire impianti energivori (ribattezzandoli orwellianamente termovalorizzatori) e produttori di alcune tra le molecole e sostanze più dannose per gli organismi, gli ecosistemi e la stessa composizione chimica dell’atmosfera e per il clima planetario che l’uomo abbia mai prodotto, e ci si impegnerebbe per produrre diversamente, per promuovere il riciclaggio e il recupero dei materiali.Mentre è un dato di fatto che nel nostro paese Qualcuno ha deciso di fare esattamente il contrario. L’aspetto più misterioso di questa che rischia di trasformarsi in una vera catastrofe ambientale e sanitaria è che, a parole, la gran parte dei politici, degli amministratori e degli esperti oggi affermano che la corretta filiera di trattamento dei materiali post-utilizzo (ma, più correttamente, post-trasformazione), sarebbe infinitamente migliore su tutti i piani (economico, sociale, ambientale e ovviamente sanitario) di qualunque sistema distruttivo di smaltimento dei rifiuti. Ma poi finiscono appunto per fare esattamente il contrario, magari accusando di allarmismo quanti cercano di far luce su questo strano mistero. Non so perché, ma a volte mi viene da mettere a confronto questa misteriosa schizofrenia dei nostri governanti e quella ancor più pericolosa dei Bush e dei Cheney, che parlano sempre di Pace, ma di fatto preferiscono la guerra. Esattamente come nel capolavoro dis-topico di Orwell. Quasi che la vera Legge nel mondo post-moderno sia proprio quella secondo cui distruggere è molto più redditizio che costruire. Almeno per Qualcuno.

Dott. Ernesto Burgio

 Palermo, 25 gennaio 2007