Facciamo il caso che un tale accusi il signor Rossi di aver esportato illegalmente il Duomo di Milano oltre confine. Ridicolo. Ridicolo? Mica tanto. Se qualcuno ricorda, ad esempio, il processo contro Enzo Tortora, si renderà conto che l’unica cosa che resta da fare al malcapitato signor Rossi è quella di fuggire magari travestito da suora in un paese con cui l’Itaglia con la gl non intrattiene rapporti di estradizione.
Per anni un tribunale itagliano, o forse italiota, ha celebrato un processo contro tale Schmidheiny, anziano miliardario elvetico (Balgach, 1947) che ha aggiunto al suo già cospicuo patrimonio ereditato i denari faticosamente raggranellati producendo cemento mescolato ad amianto nel nostro Paese dei Balocchi e raggiungendo secondo Forbes i 3,3 miliardi di Dollari. Tra parentesi mi chiedo due cose: dove porta i soldi uno svizzero? E come farà quel signore a spendere tutti quei quattrini senza scervellarsi? Tornando a noi, il processo si conclude con una severissima condanna, addirittura sproporzionata alle in fondo poche centinaia di morti che sono restati in scia al business e che, facile profeta che sono, andranno ad aumentare nel numero: 18 anni di galera.
Ora la Corte di Cassazione va a controllare e si accorge che le accuse di disastro ambientale mosse al dovizioso extracomunitario erano state prescritte addirittura prima dell’inizio del processo e, dunque, si era scherzato. Da ignorante uomo della strada mi chiedo come i giudici che hanno calcato le scene del processo burla possano non essersi avveduti del fatto. Comunque sia, nessuno pagherà per la figura che Emilio Fede avrebbe aggettivato con tinte scatologiche e il povero Schmidheiny potrà riprendere a dormire i sonni del giusto se mai aveva interrotto la funzione.
Su questo tema giudiziario specifico mi fermo qui un po’ per nausea e un po’ per la vergogna aumentata che provo da molti anni ad appartenere alla genìa di chi è nato e vive in questa grottesca penisola.
Per mestiere (uno dei più orrendi del mondo) a me tocca di occuparmi anche di amianto, visto che si tratta di nanoparticelle solide, inorganiche, non biodegradabili e non biocompatibili, e ho sempre saputo che dal 1993 l’uso del minerale è bandito dal nostro territorio. Eppure ne importiamo quantità tutt’altro che modeste da India e Stati Uniti, e questo nell’indifferenza generale. Ma c’è anche altro. La Cassazione scrive che nel 1993 era stato emesso un “comando agli Enti pubblici di provvedere alla bonifica dei siti”, cosa che, come chiunque può facilmente costatare, ci si è ben guardati dal mettere in atto. Basta fare una passeggiata per qualunque centro abitato nostrano per trovare cemento mescolato ad amianto a profusione. Basta interpellare qualunque comune per accorgersi che non esiste neppure un censimento di queste porcherie. Basta un’occhiata ai greti dei nostri corsi d’acqua per ammirare montagne di Eternit in varie pezzature. Evidentemente il comando relativo alle bonifiche fu e resta accolto come si fa di regola in questo manicomio travestito da stato: con una bella risata. Chi pagherà? Ma nessuno, parbleu! Noi siamo uomini di mondo e sappiamo che il bon ton impone che l’amministratore pubblico, a qualunque livello si ponga, si faccia i cavoli propri, e l’amianto e i cavoli si stanno evidentemente in reciproca antipatia.
È vero, però, che le bonifiche ingenuamente imposte sono a dir poco campate per aria. Quella roba, una volta cavata dalle rocce amiantifere come si fa, ad esempio, scavando tunnel ferroviari in certe montagne, non sparirà mai in barba a tutte le tecnologie che cerchiamo di partorire. Al massimo quelle fibre piccole e cattive finiranno trasformate in altra roba ugualmente o maggiormente tossica come sarebbe accaduto se un demenziale processo di cottura ideato da una delle nostre buffe università fosse stato davvero implementato.
Oggi sappiamo tutti quello che Plinio il Vecchio sapeva e scriveva quasi duemila anni fa: l’amianto è cancerogeno. Ma facciamo attenzione: non è solo l’inalazione a renderlo mortifero come si cerca di farci credere adesso per tamponare psicologicamente una situazione da cui uscire sarà molto arduo. Noi abbiamo tratti enormi di acquedotti fatti proprio di Eternit e, piano piano, inesorabilmente, le fibre tossiche entrano nell’acqua che beviamo e in cui cuociamo i maccheroni. Anche in questo caso la reazione ufficiale si è dispiegata su due fronti: il primo è quello di quei sindaci che, dall’alto della loro incompetenza sanitaria pur essendo la massima autorità locale del settore, hanno tranquillizzato i cittadini dando loro da bere (appunto) che l’amianto ingerito è innocuo. Chissà se hanno mai sentito parlare di mesotelioma peritoneale, un cancro senza ritorno. Dall’altro i nostri tecnocrati pubblici che hanno proposto d’immettere sostanze non propriamente gentili verso la salute nelle condotte idriche per contrastare l’amianto che se ne va a spasso. Insomma, la speranza è di morire per un altro veleno. Inutile dire che il limite è solo la fantasia e che il rispetto per la gente si situa, come del resto è tradizione nostrana, abbondantemente sotto zero.
Forse è opportuno che ognuno di noi si rassegni a rendersi conto della situazione e la smetta con l’atteggiamento infantile forse mutuato dai filmetti a lieto fine per cui c’è sempre una soluzione felice per ogni cosa. Qui non c’è bacchetta magica che tenga. La tragedia dell’amianto ce la siamo voluta noi falsificando dati scientifici noti da sempre e corrompendo non solo i soliti politici ma anche una processione dei sedicenti scienziati che infestano la nostra società. Da qui non si esce se non cercando d’isolare fisicamente le immense quantità di amianto che ospitiamo e che, follemente, continuiamo ad importare a dispetto delle nostre leggi ormai paragonabili alle grida manzoniane.
Stando a quanto si vede oggi, dall’amianto non abbiamo imparato niente. Fra un po’ di anni avremo una tragedia ancora più tragica e sarà quella provocata dagl’inceneritori, dai cementifici che bruciano rifiuti e dagl’impianti a cosiddette biomasse (per legge, ad esempio, i pneumatici fuori uso). Anche allora, quando raccontare balle come quelle che ci soffocano ora non reggerà più, si tenterà di gabbarci con altre balle e, con qualcuno che si fregherà le mani, si convoglieranno miliardi nelle tasche della malavita che conta per allestire bonifiche fasulle perché impossibili. La Terra dei Fuochi su cui oggi si tenta goffamente e in modo criminale di stendere un velo pietoso raccontando che, in fondo, si è esagerato con la denuncia dei pericoli ci insegni qualcosa. Io sono stufo di sentire i nostri accademici dire cinicamente “se ci saranno dei morti, li seppelliremo.”
soluzione possibile?
Gent. Dr. Montanari,
che ne pensa di questa soluzione per eliminare, addirittura guadagnando, l’amianto ?
http://www.beppegrillo.it/2015/03/passaparola_elimino_lamianto_senza_inquinare_e_guadagnando_del_prof_norberto_roveri.html
La prego, non faccia caso al sito, che so non di suo gradimento ( ma neppure a me è gradito troppo…), però vale la pena di leggere, credo, se non altro per capire se si tratta di bufala o di una buona notizia.
Cordialmente
mikbax
RISPOSTA
Io sono dotato di senso dell’umorismo, ma non riesco più nemmeno a ridere davanti a queste cose.
Ancora questo Norberto Roveri…… e le sue misteriose “ricotte” all’amianto? Dovrebbe essere spontaneo chiedersi, a questo punto, il perché gli sponsor di queste grandi “menti” della nostra epoca siano proprio quelli che stanno avvelenando ambiente e salute pubblica… io temo, da cattivo malpensante quale ormai sono, non certo per rimorso dei nostri illuminati industriali, mecenati non proprio integerrimi delle nostre università (e soprattutto dello loro carriere!), alla faccia di qualsiasi senso di vergogna, umanità o di leggi sul conflitto di interessi… guarda caso, appena eletto il neo-sindaco di Strongoli Michele Laurenzano, circa 1 anno e mezzo fa insieme all’insalubre azienda… Leggi il resto »