La festa è finita

Nessuno si sognerebbe mai di andare al ristorante, sedersi, ordinare, mangiare e andarsene senza pagare. Si paga quando si esce dal supermercato con qualcosa nel carrello. Si paga quando si entra in un locale per ascoltare un cantante o un qualunque intrattenitore. Si paga il canone TV e molti (non io) pagano per ricevere le TV commerciali. E, guarda un po’, si paga per avere consigli dal commercialista, dall’avvocato, dal medico.

Per motivi misteriosi che depongono a favore di un’idea non propriamente onorevole del popolo italico, notoriamente furbo ma non intelligente, si pretende che io lavori gratis. Anzi: a mie spese. Cosa che, devo ammettere, faccio stoltamente da un decennio.

Adesso basta davvero. Chiunque pretenda che io dedichi un minuto della mia vita a “dare un’occhiata” a un documento, a dare un consiglio, a parlare con un sindaco delinquente o quant’altro DEVE PAGARE. Sia chiaro e nessuno si meravigli se non risponderò a chi mi scrive chiedendomi di lavorare, anche per un solo secondo, gratis. Altrettanto se riattaccherò il telefono.