Sono appena tornato dalla Cina.
Paese indubbiamente bizzarro.
Chi dà un’occhiata alle mappe da satellite relative all’inquinamento da ossidi d’Azoto o da polveri si accorge subito che laggiù sono da record mondiale e che la nostra Pianura Padana, la zona ufficialmente più sozza d’Europa e tra le quattro più sozze del mondo, è, al confronto, un luogo di profumate delizie.
Il motivo per cui mia moglie ed io ci siamo sobbarcati il viaggio è lo stesso che mi spinse, quella volta solo, a Shanghai a dicembre scorso: quegli strani personaggi per noi così misteriosi si sono accorti che il progresso economico formidabile che ne fa, in effetti, la prima potenza economica del mondo tanto da essere proprietari degli Stati Uniti d’America sta costando più di quanto ha reso e che il futuro, se si vuole che non sia una condanna, pretende una sterzata. L’aria è un concentrato di porcherie e acqua e terra non sono da meno, il che significa ripercussioni gravissime sulla salute e su di un’economia che comincia a ritorcersi su se stessa. Dunque, bisogna metterci una pezza.
Una pezza, però, che non sia peggiore del buco come è uso tra gl’italioti impegnati a dibattere sulle imprese sexy di Silvio o sui pranzi dei grillini al ristorante del Senato, ma qualcosa che, se non sarà possibile restituire la Cina nella sua integrità (e non sarà possibile), almeno ponga riparo a ciò che è riparabile. Poi, non si cada più in errore.
Così, per decisione politica, entro il 2016 ci devono essere non solo le linee guida ma i primi risultati tangibili.
Insomma, si deve cominciare senza perdere tempo e, nella loro bizzarria, i cinesi chiamano mia moglie e me per avere una mano. Sarà, magari, perché mia moglie è ufficialmente inserita tra i 32 scienziati di materiali e bioingegneria più grandi del mondo, sarà, magari, perché il nostro laboratorio è altrettanto ufficialmente tra i 100 di punta della Comunità Europea… Chissà. Comunque sia, ci hanno chiamati e noi siamo andati. A quegli strani individui interessano i fatti e non le chiacchiere.
Mi chiedo come mai non abbiano interpellato l’avvocatessa Bortolani, quella che, soprattutto valendosi dei servigi di una pennivendola semianalfabeta affetta da turbe mentali tanto gravi quanto funzionali alla causa, asserì che noi non facevamo ricerca ma ci trastullavamo e ci fece sottrarre il microscopio che ci era indispensabile, il tutto in accordo con quel gioiellino di onestà oltre che di coraggio che è il ragionier Giuseppe Grillo. Il motivo reale di quell’impresa ignobile è chiaro a chi ha ancora il cervello collegato, ma a viaggiare scollegati sono ormai milioni qua da noi.
Sarebbe interessante se ora Marina Bortolani, Giuseppe Grillo, Valeria Rossi, Matteo Incerti e tutto il gregge belante e osannante dei grillini avessero un sussulto di dignità e uscissero allo scoperto per spiegare il loro non proprio glorioso cimento e la loro perdurante vigliaccheria. Stavolta, però, non a suon di pettegolezzi e d’invenzioni grottesche ma documenti alla mano, a partire dalla querela che la brachicefala Bortolani strombazzò di aver sporto contro di me e che attendo invano dal 2009 per poter rispondere come si deve. E, chissà, quei personaggi potrebbero anche andarsi a leggere ciò che il professor Pietro Gobbi (Università di Urbino) ebbe a scrivere smentendo le squallide menzogne ospitate anche sul blog fasullo del comico, mai come ora tragico, Beppe Grillo. Forse, poi, qualcuno tra i deputati e i senatori al guinzaglio della banda Casaleggio potrebbe far sentire la sua voce e chiedere al padrone perché ognuno di loro sia tenuto ad essere complice di una mascalzonata di cui prima o poi qualcuno li chiamerà a rispondere.
Ad ora, essendo provare schifo legalmente concesso in questo paese, per i personaggi di cui sopra provo uno schifo profondo. Ma anche tanta pietà umana.