E vabbè, ci risiamo.
Come tutti gli anni le nostre aree verdi che già non sono proprio tantissime vanno a fuoco.
La prima cosa da chiarire è che l’autocombustione, capro espiatorio abituale per i roghi, richiede situazioni talmente rare da essere di fatto nient’altro che una favoletta inventata per chi è disponibile a cascarci e a mettersi comodamente il cuore in pace. Se ci può stare, per esempio, per una discarica in cui eccezionalmente si trovino a contatto e in condizioni di contorno non propriamente abituali due sostanze diverse, una fortemente acida e l’altra fortemente alcalina, in un bosco l’autocombustione diventa quasi impossibile.
I responsabili veri? I soliti. I fumatori sono al primo posto per distacco, anche se spesso i loro incendi, dovuti a semplice idiozia, sono sì numerosi ma ciascuno di proporzioni relativamente modeste. Chi percorre le autostrade meridionali, lungo le quali c’è erba secca dovuta ad un clima più caldo e asciutto che altrove nella Penisola, vedrà il triste spettacolo della striscia nera e desolata da mozzicone gettato dall’auto, ma anche al nord non si scherza. Accade, poi, soprattutto se c’è un alito di vento, che il fuoco possa propagarsi e raggiungere colture o boschi, però, tutto sommato, la cosa non è terribilmente comune e l’ulteriore dimostrazione che il fumo fa male non solo e non direttamente all’organismo resta il più delle volte limitata al bordo strada.
Ci sono, poi, i giulivi escursionisti che, oltre alle solite sigarette inalate a pieni polmoni quando questi hanno raggiunto il luogo sospirato dove l’aria è finalmente “pulita”, a volte, punti dal desiderio di “tornare alla Natura”, accendono focherelli, magari gettandovi pure carta svolazzante. Spegnerli? No di certo. E, allora, parte il guaio.
I piromani veri, coloro che sono affetti da turbe mentali paragonabili a quelle di chi gestisce gl’inceneritori di rifiuti (la sola differenza è quella tra chi lo fa per diletto e chi a scopo di lucro), non sono tanti, però ci sanno fare e sono capaci di allestire spettacoli neroniani per la loro soddisfazione intellettuale.
Ma sono i professionisti a raggiungere mete davvero ambite. Se un ente qualunque firma un accordo con qualcuno che viene pagato per spegnere gl’incendi, ecco che qualche tentazione fa capolino e può anche accadere che alla tentazione si ceda. Insomma, provoco il guaio e lo riparo e, in cambio, porto a casa la pagnotta.
Poi c’è anche chi sgombra un’area per ricavarne pascolo o per far spazio a villette da vendere a chi “adora” la campagna.
Però un bel business, non solo di cospicue proporzioni ma pure dotato di una certa, se non proprio infinita, continuità è offerto da chi gestisce quel curioso esempio di ecologia che sono le centrali a biomassa.
Prendete – ma è un esempio fra i tanti – la Calabria. Chi non la conosce non immagina quanto sia boscosa ma, forse, quell’immagine per adesso ancora erronea di regione pelata altro non è se non una sorta di preveggenza. Non passerà molto tempo, infatti, che laggiù vaste zone, le zone più ricche di verde, lasceranno il posto al deserto. Sempre per non fare che un esempio, a Strongoli, due passi dallo Jonio e pochi chilometri dal parco del Pollino, esiste una centrale a biomasse. Che cosa brucia? Boh. Quanto? Boh. Centinaia di migliaia di tonnellate di roba ogni anno, comunque. Qualunque cosa entri nel falò, per dar da mangiare a quell’impianto pletorico e bulimico della cui reale utilità sociale qualcuno potrebbe anche discutere, ogni giorno vengono abbattuti alberi, tanti alberi cresciuti nei tempi pazienti della Natura in una zona stupenda di cui non occorre essere profeti per pronosticare la fine. Ognuno di quegli alberi non durerà che appena un istante nella fornace e da lì sarà sputato fuori snaturato, rovesciato rispetto a quell’essere vivente armonico con la Natura che era e trasformato in polveri aggressive e gas velenosi.
Volendo essere precisi, che cosa esce dal camino di quell’inceneritore, un inceneritore, tra l’altro, costruito a due passi da una scuola elementare? E chi lo sa? Le indagini io non le posso fare e non le potrei fare nemmeno se Grillo e soci non mi avessero sottratto il microscopio elettronico nell’illusione d’imbavagliarmi. Come forse qualcuno ricorda, nel nostro Paese gl’impianti che producono energia sono sottoposti alle stesse regole cui sottostanno le istallazioni militari e chi ci ficca il naso va in galera. Cinque anni. Di questo dobbiamo ringraziare tutta la nostra “politica”, plaudendo alla sua assoluta omogeneità e rallegrandoci che destra e sinistra abbiano trovato tanta armonia. Per chi lo avesse dimenticato, la legge fu allestita dal governo Prodi ormai comatoso e ripresa in tempi fulminei dall’esecutivo appena nascente del nostro attuale presidente del consiglio, uno che di barzellette ne conosce mille e una ma che quando c’è da tuffarsi nella tragedia non conosce rivali. Non che il suo predecessore fosse meglio: era solo meno vivace.
Dunque, caro cittadino, volonteroso pagatore di tasse, carne da voto rincoglionita dalla TV anestetica, dai giornali bugiardi, dagli scienziati juke box e dai politici armati di piede di porco, schiatta tranquillo e sappi che, quando sarà la tua ora, trapassando hai grandi probabilità di farlo a norma di legge. Se i tuoi figli ce la faranno a nascere, addirittura a nascere interi, e dovranno essere portati in gita per vedere che cosa fu un bosco, sappi che il loro sarà un piccolo sacrificio che valeva la pena di essere compiuto. Il tuo diritto all’ignoranza, alla pigrizia e all’essere diversamente onesto tenendo orecchi, occhi e bocca belli chiusi come le tre scimmiette sagge e soprattutto tenendo impermeabile il cervello doveva essere salvaguardato perché i diritti non si toccano. In fondo tu hai fatto tanto per i tuoi bambini piazzandoli davanti al televisore e, così, non esponendoli ai rischi della conoscenza. E a loro hai sempre dato da mangiare. Se quella pagnotta, poi, prevedeva una probabilità molto diversa da zero che loro non fossero proprio costruiti perfettamente o si ammalassero, magari di cancro, tranquillìzzati: non si può avere tutto dalla vita. E poi, mica è certo che uno si ammali: può anche morire prima.
Tv? giornali?
Che dire dei NO TAV? http://www.luogocomune.net/site/modules/news/article.php?storyid=3801
E’ SOLO UN GRANDE CAMINETTO DA 450MILA TONNELLATE L’ANNO!Il sindaco di Strongoli ci chiede senza vergogna di portargli le prove! Se glie le portiamo davanti a tutti ha giurato a me e a Don Rosario che chiuderà subito quell’abominevole eco-mostro… ma che prove servono x diossine, furani, formaldeide, polveri ultrasottili e chissà quali altre molecole “Frankenstein”? Gli ho regalato tutti i suoi libri e il DVD, ovviamente… a lui come a tutta la giunta comunale, maggioranza ed opposizione, ma non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire, proprio vero… si smarca ogni volta così, pazzesco! Ed è medico di… Leggi il resto »