I commenti fuori tema saranno cestinati
Non credo ci si aspetti gran che da me oggi.
L’ultimo atto burocratico di mia madre è stato compiuto: il debito con questa vita che ha cocciutamente quanto ingenuamente amato è stato saldato. Nel suo caso, la malattia non era che l’inesorabile compimento del suo cammino, un cammino diverso per ognuno di noi ma per tutti misterioso nelle origini, nel suo svolgersi, nella fine e, più di tutto, nelle ragioni che, chissà, ne giustificano l’essere. Le cure della medicina di cui siamo vittime oggi sono state la lenta, sempre più crudele tortura, che ha accompagnato per anni mia madre, fino agli estremi, terribili passi.
Non ce la faccio a rispondere di persona a tutti gli amici, molti dei quali mai incontrati di persona, che mi hanno regalato il loro abbraccio. C’è stato anche chi, tra loro, pur non avendomi mai incrociato prima se non per avere letto e sentito di me, è venuto stamattina ad offrirmi di persona la sua solidarietà. Grazie per questo atto di pietà. Lasciate che, almeno idealmente, vi abbracci tutti come si fa tra uomini degni del significato nobile di questo nome.
E grazie anche a chi un tempo recitò, qualunque ne sia stato il motivo, il copione dell’amico e non si è fatto vedere, né sentire né leggere. Il mio è un grazie senza traccia d’ironia: mi avete risparmiato un altro dolore.