Forse non si tratta della più divertente fra le letture ma, superato il piccolo disgusto per lo stile euro-anglo-burocratese, la lettura del rapporto numero 2/2007 della European Environment Agency, l’ente comunitario di controllo ambientale, intitolato “Air pollution in Europe 1990-2004” è piuttosto interessante. Spicca immediatamente, già all’esordio, una constatazione: dal 1997, nei 32 paesi europei in cui l’indagine sull’aria è stata condotta le emissioni di polveri sono diminuite [attenzione, però: è diminuita la massa prodotta, non certo il numero delle particelle sempre più piccole la cui produzione è , invece, aumentata a dismisura] ma la loro concentrazione nell’ambiente non è affatto diminuita. Anzi. Il perché è facile ad intuirsi: come ormai ripetuto fino alla noia, questi inquinanti non sono biodegradabili e, dunque, si accumulano e continueranno a farlo fino alla fine dei giorni della Terra o, almeno, della presenza dell’uomo su questo pianeta. Poi, una frase che traduco pari pari: “Il particolato fine con un diametro
sotto i 2,5 micron (PM2,5) è ora generalmente riconosciuto essere la maggiore minaccia alla salute umana da inquinamento dell’aria.” E, poco più avanti: “Il particolato piccolo sospeso in aria è inalato dagli esseri umani. Questo può accorciare la vita ed aumentare il numero di morti premature, ospedalizzazioni ed ammissioni ai reparti d’emergenza (per esempio per malattie respiratorie o aumentato rischio di attacchi cardiaci).” E ancora: “La frazione fine del PM10 è più pericolosa perché penetra più profondamente nel polmone (PM2,5 = particelle con un diametro fino ad un massimo di 2,5 micron).” Procedendo, si parla a lungo dei guai provocati dai precursori del particolato, vale a dire quelle sostanze gassose che formano quantità immense di polveri secondarie di cui nessuno tiene mai conto quando (raramente!) si fanno le varie valutazioni d’impatto, per esempio, di un inceneritore o di altri impianti simili. Una frase è significativa: “For PM, no safe level has been identified” il che significa: “Per il particolato non è stato identificato alcun livello di sicurezza.” Cioè, qualsiasi concentrazione induce effetti deleteri alla salute. Il concetto è ripetuto varie volte nel documento dove si sottolinea come ancora si misuri il PM10 [in massa!] quando sappiamo benissimo che sono le particelle più fini a dover essere tenute sotto ben maggiore controllo. Quando, poi, si descrive la perdita di mesi di vita provocata dalle polveri (nella Pianura Padana possiamo arrivare a 36 mesi) si fa notare come la stima sia calcolata in difetto, essendo fatta solo su persone di oltre 30 anni di età e non sui bambini. Ricordo che i bambini soffrono dell’inquinamento assai più degli adulti. Altro argomento d’interesse è come la concentrazione di polveri fini in città non sia troppo diversa da quella rilevata nelle zone rurali, sintomo di un’omogeneizzazione dell’inquinamento dovunque, e dimostrazione non equivoca di come le indagini epidemiologiche che si faranno a nostre spese in un raggio di 4 km dagl’inceneritori nascano taroccate all’origine. Uscendo dal documento che, tutto sommato, conferma solo cose che stiamo sostenendo da anni con buona pace dei vari “esperti”, sarà forse opportuno dare un’occhiata ai cambiamenti climatici, quelli che qualche nostro scienziato da salotto e da TV continua a non vedere pur sbattendo il naso contro dati incontrovertibili e perfino contro i propri occhi. Occorre far mente locale su una nozione elementare: l’atmosfera terrestre è per più o meno il 99% una miscela di azoto e ossigeno, per circa lo 0,9% è fatta di argon e per appena lo 0,1% rimanente da parecchi altri gas tra cui l’anidride carbonica, quel gas che noi produciamo indefessamente in misura principale con le nostre attività combustive e la cui concentrazione sta andando alle stelle (sempre nell’ambito di quel misero 0,1%). Perché, allora, tanto chiasso su questa benedetta anidride carbonica che, rispetto a tutta l’atmosfera, è quantitativamente irrilevante? Perché, insieme con gli altri gas (vedi i gas serra che mandiamo in aria senza posa ogni giorno), questa poca roba è fondamentale negli equilibri degli scambi d’energia fra terra ed atmosfera. Di fatto, queste sostanze assorbono i raggi infrarossi emessi dalla superficie terrestre e riscaldano, così, gli strati bassi dell’atmosfera. La conseguenza della loro presenza è avere sulla terra una temperatura circa 30 °C più alta di quanto non sarebbe se questo 0,1% fisiologico di gas non ci fosse. Ma se noi aumentiamo la loro presenza, e, ripeto, si tratta di poca roba perché stiamo parlando di appena un millesimo totale dei gas atmosferici, ecco che questa temperatura va su. Tanto. Se consideriamo che in meno di trent’anni la concentrazione di questi gas è aumentata all’incirca del 13%, forse potremmo avere di che meditare. Tanto per dare un’informazione, al di là di tutti i guai che un aumento così repentino delle condizioni climatiche del pianeta sta cominciando ad indurre – e il futuro non è roseo – ricordo che aumentare la temperatura significa anche aumentare la formazione di ozono che, oltre ad un cancerogeno di per sé, è un gas che serve a produrre particolato secondario e, dunque, a moltiplicare gli effetti devastanti di inceneritori (per chi ci sta giocando, ricordo che le centrali a biomassa sono inceneritori a tutti gli effetti), turbogas, cementifici trasformati in buchi neri, ecc. A questo punto, di fronte a fatti su cui si può obiettare solo all’osteria, bisogna farla finita con i vari sindaci piromani e con i vari parlamentari che fanno disastri nelle mille commissioni su inquinamento e su clima, argomenti di cui sanno appena meno di zero. Basta con i politici che si consorziano senza limiti di schieramento per assaltare ancora questa povera diligenza che ruota sconsolatamente intorno ad una stella che ci regalerebbe milioni di volte più energia di quanta non ne produciamo devastando l’ambiente. Basta con le associazioni ambientaliste fasulle che sono “moderatamente favorevoli” all’incenerimento e a tante altre porcherie. E basta con i vari scienziati da palliata che nella loro carriera hanno scoperto solo come far carriera e quattrini. È tardi, ma proprio per questo non c’è più tempo da perdere gingillandoci con le ninne nanne con cui per anni siamo stati addormentati a scopo di rapina.