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Ragli politici

Venerdì pomeriggio, 9 febbraio, ero a Roma, alla sede della Regione Lazio, invitato a tenere un dibattito con tale Di Carlo, consigliere regionale e fiero sostenitore dell’incenerimento come soluzione indiscutibile del problema rifiuti. Il Di Carlo, autopresentatosi come chimico, mi era stato descritto come espertissimo della materia e come “osso duro”, forte di argomentazioni difficili da smantellare.

Presenti al dibattito, cui ha partecipato pure Beppe Grillo, erano numerose TV, alcune a carattere nazionale, radio e testate giornalistiche, oltre a Maurizio Pallante, consulente per l’energia del Ministro per l’Ambiente, l’on. Peppe Mariani dei Verdi e Roberto Pirani del Comitato Rifiuti Zero.

Del chimico prestato alla politica riferirò solo alcune delle perle che formerebbero un collier chilometrico:

"L’incenerimento rappresenta un’accelerazione di processi che avverrebbero comunque   naturalmente.”

“Non credo che le particelle siano più o meno pericolose a seconda della loro forma.”

“Non è vero che le particelle più piccole sono le più pericolose ma è vero il contrario.”

“Se selezioniamo i rifiuti prima d’incenerirli ne riduciamo la complessità e quindi la pericolosità.”

“Nelle discariche si formano nanopolveri.”

“Il petrolio si è formato da rifiuti di origine umana.”

E non continuo oltre per carità di patria, ma un professore di scuola media avrebbe di che disperare.

Ora, si potrebbe prendere la cosa con un sorriso, ricordando Oscar Wilde quando diceva “L'ignoranza è simile a un delicato frutto esotico: basta sfiorarla ed appassisce subito,” e conservare il nostro uomo appunto come quel fiore, come una curiosità naturale. Ma il nostro uomo, come non ha mancato di dire lui stesso ai presenti, prende decisioni per noi, che lo vogliamo o no, e quelle decisioni sono cruciali per la nostra salute e, quel che è peggio, per quella dei nostri figli. Allora, è nostro assoluto dovere fermarlo, e, con lui, fermare tutti questi personaggi che, in forza di un’autorità autoattribuita, si permettono addirittura di esternare pensieri su argomenti di cui sanno molto meno di nulla, perché fraintendere è mille volte peggio che ignorare. Tutto questo, naturalmente, attribuendo le esternazioni a pura ignoranza, a pura presunzione e non a malafede. Chi non cerca di fermarli, chi continua bovinamente a dar loro un voto, se ne rende automaticamente, pigramente, fatalisticamente complice.